SAPEVATE CHE....a Civitavecchia si può ammirare la statua di un Samurai?
Se passate da Civitavecchia, in Viale Guglielmo Marconi vicino Porta Livorno, verso il porto, troverete una statua che raffigura un samurai. Come ha fatto un giapponese ad avere un monumento in una città italiana?
Scopriamolo assieme ripercorrendo la storia di Hasekura Tsunenaga nato nel 1571 e morto il 7 agosto 1622 che durante la sua vita, oltre a samurai, fu servitore di Date Masamune, il daimyō di Sendai e fu uno dei primi ambasciatori accertati in America e in Europa.
Prima però di raccontare le avventure di Hasekura Tsunenaga, per capire come sia arrivato fino in Italia, occorre fare una premessa per capire l'ambiente storico in cui è vissuto.
In quegli anni gli Spagnoli viaggiavano molto a scopi commerciali attraversando il Pacifico tra il Messico ("Nuova Spagna") e la Cina, avendo come base le Filippine. Capitava però spesso che le loro navi, a causa del maltempo, naufragassero sulle coste giapponesi dando così inizio ad una serie di contatti con il Sol Levante. Gli Spagnoli speravano di espandere la fede Cristiana nel paese, ma avevano contro sia i Gesuiti, arrivati prima nell'arcipelago, sia gli olandesi e i portoghesi, preoccupati per l'arrivo di un grosso concorrente nei loro affari.
Inoltre erano passati pochi anni da quando lo Shogun aveva emanato un decreto di espulsione contro i gesuiti che rappresentavano l'unico ordine religioso cristiano in Giappone. La tensione era andata aumentando con l'arrivo nel 1593 dei frati francescani che, attuando una evangelizzazione pubblica senza prudenza, provocarono una reazione molto più dura. L'ordine di arresto di francescani, gesuiti e neofiti cristiani giapponesi promulgato dallo Shogun si trasformò così nel martirio di 26 cristiani, crocefissi il 5 febbraio del 1597.
Nonostante questo, qualche anno dopo, sempre a causa di un naufragio avvenuto vicino a Tokyo, il capitano della nave coinvolta, Rodrigo de Vivero y Aberrucia, incontrò Tokugawa Ieyasu e poco dopo, il 29 novembre 1609, fu firmato un trattato con cui gli Spagnoli avrebbero potuto costruire un'industria nell'est del Giappone, alle navi spagnole sarebbe stato permesso di visitare il Giappone in caso di necessità e un'ambasciata Giapponese sarebbe stata mandata alla corte Spagnola. In seguito a questi accordi iniziarono una serie di viaggi da e per il Messico.
Per condurre una di queste spedizioni, lo Shogun diede al Daimyo di Sendai, Date Masamune, l'incarico di costruire un galeone. Masamune nominò uno dei suoi inservienti, Hasekura Tsunenaga, a capo della missione. Ecco qui il nostro samurai!
Dopo 45 giorni necessari alla costruzione del galeone, la nave salpò il 28 ottobre 1613 per Acapulco, con 10 samurai dello Shogun, 12 samurai di Sendai, 120 tra mercanti, marinai e servi giapponesi e circa 40 tra spagnoli e portoghesi. Dopo 3 mesi di navigazione arrivarono in Messico, visitarono il paese e il 10 giugno del 1614 Hasekura ripartì alla volta dell'Europa.
Incontrò il re di Spagna Filippo III a Madrid il 30 gennaio 1615 e dopo un paio di settimane fu battezzato dal cappellano personale del re e rinominato Felipe Francisco Hasekura. Dopo aver visitato la Spagna, l'ambasciata salpò nel Mar Mediterraneo verso l'Italia, ma dovette fermarsi per un po' a Saint-Tropez a causa del maltempo. Qui furono ricevuti dalla nobiltà locale che rimase molto impressionata dai loro modi e dalla loro cultura.
Il 18 ottobre 1615 il nostro eroe sbarcò finalmente in Italia, a Civitavecchia, all'epoca Porto dello Stato Pontificio: accompagnato dal Padre spagnolo Sotelo e da altri 15 delegati, Tsunenaga venne accolto calorosamente dalle autorità e dai cittadini civitavecchiesi, prima di ripartire, dopo due settimane di soggiorno in città, alla volta di Roma. Qui riuscì ad ottenere udienza da papa Paolo V a cui consegnò una preziosa lettera decorata d'oro, contenente una formale richiesta per l'invio di missionari cristiani in Giappone e per intrattenere rapporti commerciali con la Spagna.
Il Papa accettò senza indugio di disporre l'invio di missionari, ma lasciò la decisione di un trattato commerciale al re di Spagna, essendo la questione economica troppo spinosa. Il Papa scrisse poi una lettera per Date Masamune, della quale una copia è conservata in Vaticano.
Il Senato di Roma conferì a Hasekura il titolo onorifico di Cittadino Romano; il documento ufficiale è ancora oggi visibile, conservato a Sendai. La delegazione nipponica, la prima di origine orientale ad entrare ufficialmente nella città simbolo della cristianità, ripartì da Roma alla volta del Giappone nel gennaio del 1616. Hasekura rientrò in Giappone nell'agosto 1620.
Ma una volta rimesso piede nell'arcipelago, il samurai si accorse che il suo paese era cambiato profondamente: la persecuzione dei cristiani era ormai in corso dal 1614 e il Giappone si stava muovendo velocemente verso il suo periodo di quasi totale isolazionismo. A causa di ciò, gli accordi commerciali per cui aveva tanto lavorato furono negati rendendo così vani gran parte dei suoi sforzi.
Dopo quest'avventura di lui si persero le tracce: c'è chi sostiene che abbia abbandonato la religione cristiana e chi sostiene l'esatto contrario, diventandone addirittura un martire. L'unica certezza è che morì nel 1622 e la sua tomba è visitabile ancora oggi nel tempio buddista di Enfukuji, nella prefettura di Miyagi.
Ma non tutto alla fine è andato perduto: nel 1971 Civitavecchia, in onore dell'antica amicizia che lega le due città portuali, si è gemellata con Ishinomaki, il porto da cui partì Hasekura. Inoltre la città ha costruito la Chiesa dei Santi Martiri Giapponesi, ubicata tra Viale della Vittoria e Via Italo Stegher. Al suo interno vi sono affreschi realizzati tra il 1951 e il 1954 dal pittore nipponico Luca Hasegawa che raffigurano la loro storia.
Al centro della volta dell'abside, tra San Francesco Saverio e San Francesco d'Assisi, è raffigurata la Madonna con il Kimono, mentre ai lati dell’abside Hasegawa ha ritratto Santa Fermina, patrona di Civitavecchia, ponendola di fronte a Hasekura Tsunenaga.
Inoltre il samurai è ritratto assieme agli altri membri della delegazione nipponica e di Padre Sotelo anche in un affresco visibile all'interno del Salone dei Corrazzieri, una delle sale del Quirinale.