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    Messaggio Da Kim Winchester Gio Ott 01, 2015 5:46 pm

                       AUSTRALIA-URUGUAY       65-3









    Le migliori azioni dell'incontro dominato dai Wallabies.
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    Messaggio Da Kim Winchester Gio Ott 01, 2015 6:08 pm

                                 Italia-Canada     23-18







    Prima vittoria dell'Italia!   Grande Italia, vai così!


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    Messaggio Da Kim Winchester Ven Ott 16, 2015 7:35 pm

                                         MONDIALI RUGBY 2015





    Si è conclusa la fase a gironi, ed ecco le 8 qualificate ai quarti di finale: Nuova Zelanda, Sudafrica, Australia, Galles, Irlanda, Francia, Scozia e Argentina.

    Tranne l'eliminazione dell' Inghilterra che disputava il Mondiale in casa propria, non ci sono state grandi sorprese.


    Ecco il Calendario della fase finale:


    Sabato 17 ottobre 
    17:00 | Quarti di finale: Sudafrica - Galles; Twickenham (1) 
    21:00 | Quarti di finale: Nuova Zelanda - Francia; Cardiff (2)

    Domenica 18 ottobre 
    14:00 | Quarti di finale: Irlanda - Argentina; Cardiff (3) 
    17:00 | Quarti di finale: Australia - Scozia ; Twickenham (4)

    Sabato 24 ottobre 
    17:00 | Semifinale: Vincente 1 - Vincente 2; Twickenham

    Domenica 25 ottobre 
    17:00 | Semifinale: Vincente 3- Vincente 4; Twickenham

    Venerdì 30 ottobre 
    21:00 | Finale Terzo posto – Olympic Stadium (Londra)

    Sabato 31 ottobre 
    17:00 | Finale – Twickenham (Londra) 


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    Messaggio Da APUMA Dom Ott 18, 2015 8:08 am

    Rugby, coppa del Mondo: Sudafrica in semifinale, Galles ko 23-19
    Nuova Zelanda, valanga sulla Francia


    A Twickenham, gallesi rimontati nel finale e piegati dagli Springbok: una partita che rimarrà scolpita nella leggenda del rugby. Gli All Blacks travolgono i transalpini 62-13

    Rugby a 15 - Pagina 2 Rugby_20

    Il mondo sottosopra si dà appuntamento nelle cattedrali dell’ovale, il rugby inventa nei quarti di finale di una Coppa del Mondo fin qui bellissima lo scontro tra i due emisferi, si fronteggiano due modi di intendere il gioco, Rugby Championship contro Sei Nazioni, il nuovo mondo contro la tradizione coccolata a lungo nella Vecchia Europa. E il primo round è del nuovo mondo, con gli All Blacks campioni del mondo che annichiliscono (62-13) la Francia, dimenticano i fantasmi del passato e sotto il tetto del Millennium Stadium di Cardiff gridano al pianeta ovale la loro voglia di essere i primi a vincere per due volte in fila la William Webb Ellis Cup. Partita senza storia, con un solo padrone in campo e una Francia approdata al punto più basso della sua vicenda. Tutt’altra emozione la partita del pomeriggio vinta con enormi sofferenze da un Sudafrica che piega (23-19) un commovente Galles al termine di una battaglia senza quartiere, una sfida che alla fine sfianca anche gli ottantamila e passa di Twickenham, per 80’ che rimarranno scolpiti nella leggenda del rugby.

    Marea nera
    Gli All Blacks sfoderano la Kapa o’pango, l’haka aggressiva, quella delle grandi occasioni, cattiva e spietata, evocativa al punto da essere usata solo quando gli Invincibili sentono di dover chiedere aiuto all’alto per portare a termine la loro missione. Ma forse tale impegno nella danza iniziale è superfluo, tanto è il dominio in 80’ in cui la Francia rincorre, è all’angolo, impaurita dall’onda d’urto di una squadra che nella prima fase aveva badato solo a mettere a posto meccanismi perfetti. Tre mete di Julian Savea che riduce i galli a birilli, li spazza via, li ridicolizza. Una dimostrazione di abilità di Milner Skudder che ha un cambio di passo fulminante e lascia sul posto l’intera difesa francese, Carter con il goniometro nel piede, McCaw che non si sa più quanti record mette insieme ogni volta che scende in campo, Sonny Bill Williams che entra di rincorsa dalla panchina per incantare con i suoi offloads ispirati, due mete di Kerr-Barlow alla prima esperienza mondiale, un’Invincibile Armata dell’ovale che tiene fede al detto che veste di nero per rispettare il lutto degli avversari. Sabato se la vedranno con il Sudafrica, altro scontro di fisico e muscoli, ma per quello che hanno raccontato questi quarti di finale sono sempre gli All Blacks a partire con il favore del pronostico.

    Una battaglia senza prigionieri
    Non si fanno prigionieri ma la battaglia sul prato di Twickenham è spietata, uno scontro fisico al limite del sopportabile, una guerra di trincea studiata a tavolino da Gatland e Meyer, i due santoni della panchina, che si affidano allo scontro terreno e scelgono di variare il tema esplorando il cielo con un perfetto gioco al piede di Dan Biggar (Galles) e André Pollard Sudafrica). Alla fine vince chi della prepotenza fisica fa una religione, incassa oltre 200 placcaggi devastanti, inanella serie infinite di scontri in mezzo al campo, costruisce una fase sull’altra per arrivare a un passo dal traguardo con la lingua penzoloni e i muscoli carichi di acido lattico, ma ha ancora un’overdose di adrenalina da spendere per prolungare la propria permanenza in Inghilterra. Per oltre un’ora il Sudafrica insegue, il Galles è una diga rossa e regge l’urto, difende e ruba palloni nei punti di scontro, si affida al coraggio di capitan Sam Warburton che mette la testa dove nessuno oserebbe mettere un piede e trasforma tanta fatica in oro con il piede di Dan Biggar, sicuramente fin qui il migliore mediano di apertura del Mondiale. Proprio il tarantolato gallese prova a dare una spallata all’equilibrio al 18’ quando affida il pallone al cielo di Londra con il piede e se lo va a riprendere con le mani, accelerazione e passaggio sublime per il sostegno di Gareth Davies, un nanerottolo che non doveva esserci se l’Italia nelle gare di warm up non avesse appiedato Rhys Webb, e che invece abbandona il palcoscenico iridato dopo aver segnato 4 mete e lasciato il segno. Meta, trasformazione, vantaggio gallese, «Bread of Haeven», il pane del cielo che è l’inno alternativo del rugby dei dragoni rimbalza dalle tribune di Twickenham e nel Paese a ovest del fiume Severn, che vive di rugby, inizia una lunga apnea.

    Il trionfo del rugby
    Difficile raccontare quello che succede dopo, Pollard firma un vantaggio dalla piazzola, Biggar lo cancella con una poesia di drop mentre l’arbitro Barnes ha già il fischietto in bocca per mandare tutti a riposarsi negli spogliatoi. Nel secondo tempo il Sudafrica è assatanato e il Galles resiste, Biggar, Pollard, Pollard, Biggar è la litania dei calci che regala la grande illusione al Galles. Fino a 5’ dalla fine, con Baldwin e Biggar usciti dal campo suonati da placcaggi devastanti, all’ultima mischia, all’arroganza sudafricana, al sottomano riservato a un playmaker nel basket e qui inventato da Vermuelen, un gigante che porta a spasso per il campo oltre un quintale per offrire a Du Preez, il metronomo degli Springboks, la palla che regala il volo vincente sulla bandierina. Il fisico dei sudafricani va in semifinale, lo spropositato orgoglio gallese a casa. Vincono gli Springboks, dominano gli All Blacks, il mondo sottosopra cancella in un pomeriggio la Vecchia Europa. Trionfa il rugby.
    Fonte: Il Corriere della Sera


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    Messaggio Da APUMA Dom Ott 18, 2015 3:13 pm

    Rugby, Mondiali: la Nuova Zelanda distrugge la Francia e va in semifinale

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    Gli All Blacks infliggono ai transalpini una sconfitta umiliante: finisce 62-13, sabato prossimo la sfida contro il Sudafrica

    CARDIFF - Ci sono i numeri di classe di Carter e di Milner-Skudder, c'è la potenza esplosiva di Savea, man of the match, c'è il modo semplice ma efficace di giocare la palla dei neozelandesi. Il rugby allegro dell'Emisfero sud e quello complicato, un po' triste, senza fantasia della Francia. Steve Hansen, allenatore neozelandese, lo aveva detto: "La Francia ha perso il suo esprit". Davanti ai 71mila 619 spettatori del Millennium Stadium va in scena la peggiore sconfitta in un mondiale della Francia, ma va in scena anche molto altro. Il disfacimento di una scuola rugbystica, di un modo di intendere il gioco che per anni ha stregato e strappato applausi, e la conferma straordinaria, del piacere di giocare che mettono in campo le squadre dell'altra parte del mondo. Sudafrica escluso, che per battere il Galles si affida ai calci di Pollard e a una meta di Du Preez, gioco lineare, niente spettacolo, attesa degli errori altrui.

    Subito All Blacks in attacco e per tre minuti e mezzo i francesi non toccano il pallone Al 7' minuto calcio per Nuova Zelanda e Carter trasforma 3-0. Al 9' la Francia pareggia con Spedding, il neozelandese che gioca dalla parte sbagliata, da oltre 50 metri dopo aver colpito il palo. All'11' frittata di Michalak che si fa stoppare il calcio da Retallik che raccoglie e segna. Carter trasforma 10-3 per All Blacks e Michalak che abbandona il campo per infortunio, al suo posto Tales. Ma la Francia reagisce e torna sotto con un piazzato di Parra su fuorigioco di McCaw. Al 15' 10-6.

    Poi un abbaglio difensivo di Savea (lascia rimbalzare la palla due volte fino a che le recupera Nakaitachi) permette alla Francia di farsi sotto e di dare a Parra la possibilità di andare sul 10-6 al 17', ma il mediano di mischia francese commette un errore madornale, palla fuori. Al 23' meta capolavoro Nuova Zelanda: apertura improvvisa con Conrad Smith che raddrizza la linea e passa a Ma'a Nonu che dà a Milner-Skudder cambio di direzione improvviso e l'ala si infila fra due difensori e va in meta in tuffo. Carter trasforma 17-6.

    Il numero che vale il biglietto lo fa Carter al 28' si infila fra due avversari e passa sotto mano a Savea che va in mezzo ai pali. Carter trasforma 24-6. Per dare un'idea della competenza delle squadre in campo basta dire che la prima mischia arriva al 33' introduzione francese per un in avanti di Coles, tallonatore schierato, come spesso gli accade, sull'ala. Ma proprio da quella mischia nasce l'azione della meta francese. Picamole si stacca su mischia girata e penetra nella difesa all black dopo vari tentativi e un errore francese che lascia interdetti i neozelandesi è ancora Picamoles a raccogliere schiacciare, Parra trasforma e si va sul 24-13.
    Altro numero al 38' di Savea su palla recuperata da Ben Smith, up and under millimetrico di Carter, gli arriva il pallone e stende come birilli Fofana, Spedding e il pilone Slimani con un'azione che ricorda il grandissimo John Lomu, Carter non trasforma si va al riposo sul 29-13.

    E' una Francia più aggressiva quella che torna in campo, ma è aggressiva anche la difesa neozelandese che continua a rubare anche palle in touche. Al 45' Francia sfortunata su un calcio a seguire di Spedding, ma la frittata è di Picamoles al 46'. Beccato dalla tv mentre tira un pugno a McCaw a terra (da lì si scatena una mini rissa) viene espulso per 10' E la punizione arriva dopo poco. Due aperture consecutive di Carter mettono la Francia in crisi sulla seconda Ma'a Nonu si incunea prova un sottomano a Savea la palla va in terra ma l'ala riesce a dare a Read che dà a Barrett da lui a Kaino e meta, Carter non trasforma 34-13.
    La Francia quando rietra Picamoles ci prova ad attaccare, sposta la palla a destra e sinistra ma non supera la linea del vantaggio. Poi in un contrasto la palla schizza di mano a un giocatore francese, la riconquista Carter e Savea se ne va indisturbato in meta, la terza personale, per il 41-13 con la trasformazione di Carter.

    La Francia non c'è più e gli All Blacks dilagano. Faumuina, un pilone, prende l'intervallo, attira l'ultimo difensore e serve Read, meta in mezzo ai pali, Carter trasforma. 48-13 al 64'. Due minuti e altra azione da manuale buco centrale di Ma'a Nonu e palla al nuovo entrato Kerr Barlow che pochi minuti dopo si ripete su assist questa volta di un altro pilone, Moody, che lo serve con un sottomano. Siamo al 71' e l'incubo francese è sul tabellone, sulla faccia di Saint André: 62-13 la maggiore sconfitta mai patita dalla Francia in un mondiale.
    Al 74' si cerca la meta con una touche in attacco, ma viene persa, per l'ennesima volta. Un disastro. E All Blacks che potrebbero andare ancora in meta ma Ben Smith viene ripreso a due metri dalla linea. Quando sullo schermo appare la faccia sconsolata di Saint Andre lo stadio fischia. E' il simbolo di un gioco che entusiasmava, il rugby champagne ha perso le sue bollicine, è un'acquetta insapore che mette fuori gioco un'altra rappresentante del vecchio continente.
    Fonte: La Repubblica


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    Messaggio Da APUMA Lun Ott 19, 2015 8:42 am

    Mondiali di rugby, le europee tutte ko l’Argentina ha schiantato l’Irlanda Australia batte Scozia (per un soffio)

    Rugby a 15 - Pagina 2 Rugby_21

    Semifinali con quattro squadre dell’Emisfero Sud. I Pumas travolgono a sorpresa i Greens per 43 20 mentre i Wallabies sorpassano gli avversari all’ultimo minuto: 35-34

    Il mondo ovale è sottosopra, cancellato dalle semifinali mondiali il rugby così come si gioca a nord dell’equatore, nell’anno in cui era tornato a casa, in Inghilterra, per regalarsi una delle più belle edizioni di sempre della Coppa del Mondo. L’ultimo brandello della Vecchia Europa cade sotto allo striscione del traguardo, la Scozia cede all’Australia (35-34) solo nell’istante definitivo di un quarto di finale dal canovaccio impensabile alla vigilia, con l’orgoglio e passione degli highlanders che arriva oltre il confine della logica e a un passo dalla clamorosa impresa sotto al diluvio che si abbatte su Twickenham, Foley esorcizza la grande paura e trasforma dalla piazzola una fallosa leggerezza degli avanti scozzesi. Lanciata così, senza sfoggio di superiorità, la sfida dei canguri ai Pumas argentini, in una semifinale che dopo il pomeriggio dei quarti di finale diventa dal pronostico impossibile. E poco prima, nella trincea costruita sotto al tetto chiuso del Millennium Stadium di Cardiff, la sentenza era stata spietata per l’Irlanda, con l’Argentina che aveva perpetuato la maledizione dei verdi, mai andati oltre i quarti nella storia della Coppa del Mondo, stravincendo (43-20) la battaglia terrena, offrendo sfoggio di organizzazione, pragmatismo anglosassone e cuore latino. Disegnate le semifinali che diventano un’edizione riveduta e corretta del Rugby Championship, l’omologo del Sei Nazioni nel mondo down&under: sabato Nuova Zelanda-Sudafrica, domenica Argentina-Australia.

    A Twickenham trema l’Australia
    La classe degli Wallabies contro l’orgoglio scozzese, è uno scontro spietato, con gli australiani che pagano la spocchia di chi si sente superiore e pensa di poter in ogni momento far propria la partita. La Scozia è commovente, lotta su ogni punto di scontro, soffre per la meta di apertura di Ashley Cooper e risponde subito con Horne, va avanti e dettare il ritmo e si affida ai punti costruiti dal piede spietato di Laidlaw per edificare le proprie certezze. All’intervallo si va con la Scozia avanti (16-15) di un misero punto, la stessa differenza minima che alla fine avrà il sapore della condanna. Si sale in altalena, la classe australiana sembra mettere le cose a posto con la meta di Mitchell, ma di là non abdicano, lottano sul confine della resistenza fisica, vanno in meta ancora con Seymour, sembrano crollare sotto alla spallata potente di Kuridrani che griffa quello che potrebbe essere un vantaggio rassicurante e risorgono dalle proprie ceneri a 5’ dal termine con l’intercetto che sa di miracolo di Bennett. Meta, Laidlaw continua a martellare dalla piazzola, vantaggio (34-32) e mondo che sta per strabuzzare gli occhi di fronte alla più grande sorpresa del Mondiale. Poi la sciocchezza difensiva, la freddezza di Foiley e lo spietato rugby che ristabilisce le proprie gerarchie.

    A Cardiff gli assenti fanno la differenza
    Non basta il pellegrinaggio degli oltre cinquantamila irlandesi arrivati in Galles per colorare di verde speranza il ciclopico stadio. L’Irlanda arriva all’appuntamento con la storia forte dei due Sei Nazioni vinti in fila, di una consistenza di gioco acquisita strada facendo, del secondo posto nel ranking mondiale raggiunto solo qualche mese fa. Ma pesano le assenze dei suoi uomini chiave, il comandante O’Connell è seduto in tribuna insieme con i suoi fidi scudieri O’Brien, O’Mahony, Sexton, ai quali si aggiunge dopo solo 12’ di battaglia Tommy Boe. Troppa leadership a spasso e l’Argentina affonda subito il coltello in una piaga sanguinante, vince sempre l’impatto fisico, gioca i primi 20’ di gara come se fosse punta dalla tarantola, un ritmo forsennato sui punti di scontro che porta in un battibaleno alle mete di Moroni e Imhoff, che subito indirizzano l’incontro.

    Reazione verde e graffio del Puma
    L’Irlanda è scossa fino a quando decide di darle una mano il pilone dei Pumas Herrera, che va a farsi giustizia sommaria in un raggruppamento e scrive con le proprie mani la condanna a 10’ di pit stop. In inferiorità numerica l’Argentina abbassa il ritmo e i verdi ricuciono, meta di Fitzgerald subito, meta di Murphy in apertura di secondo tempo per arrivare a un passo dal ribaltone clamoroso (20-17). Ma questa Argentina da quando ha iniziato a frequentare con assiduità la scuola di All Blacks, Wallabies e Springboks ha imparato a reggere l’urto più devastante, è solida e spietata fino a scrollarsi di dosso le proprie paure in un finale sontuoso che porta in meta prima Tuculete, poi ancora Imhoff, il tutto cucito dal piede fatato di Sanchez (23 punti personali). Trionfa l’Argentina, il pianeta ovale è a testa in giù.
    Fonte: Il Corriere della Sera


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    Messaggio Da APUMA Lun Ott 19, 2015 8:45 am

    Rugby, Mondiali: Australia-Scozia 35-34, i Wallabies passano sul filo

    Semifinali con quattro squadre dell'Emisfero Sud, ma gli scozzesi sfiorano l'impresa e si vedono superare con un calcio di Foley a un minuto dalla fine al termine di un match combattutissimo

    A un minuto dalla fine si spegne il sogno della Scozia. A un minuto dalla fine il piede di Bernard Foley regala all'Australia la semifinale. A Twickenham l'ultimo match dei quarti di finale di Coppa del Mondo finisce 35-34 per i Wallabies, che cancellano dal tabellone l'ultima europea ancora in corsa. La Scozia è andata però vicinissima a un'impresa di portata colossale. L'Australia se la vedrà così domenica 25 con l'Argentina nella seconda semifinale. Nell'altra (sabato 24) a sfidarsi saranno gli All Blacks, campioni del mondo in carica, e il Sudafrica, che ieri nei primi due quarti di finale avevano sconfitto rispettivamente Francia e Galles. Solo squadre dell'Emisfero Sud.

    SORPRESA — La prima meta arriva dopo nemmeno dieci minuti: Bernard Foley mette in moto Tevita Kuridrani, che prima abbatte Tommy Seymour, poi attira un secondo difensore e libera alla sua destra la corsa in meta di Adam Ashley-Cooper. La reazione scozzese è però decisa e un lungo possesso nei 22 avversari frutta il calcio di punizione che Greig Laidlaw trasforma. Sulla spinta del pubblico, che in larghissima maggioranza è scozzese, arriva in breve anche la meta del sorpasso: altro lungo possesso, ruck davanti ai pali, australiani addormentati, Peter Horne raccoglie il pallone e lo deposita oltre la linea. I Wallabies sono sotto choc e Foley subito dopo si lascia cadere dalle mani un pallone facile facile sui dieci metri: in mischia ordinata gli scozzesi guadagnano un piazzato e Laidlaw firma il 13-5. Ci mette un po' a scuotersi l'Australia, fino alla mezz'ora, quando dopo il grande lavoro degli avanti sfibra la difesa scozzese e allora Will Genia decide di aprire, con la superiorità a sinistra che porta alla meta facile facile di Drew Mitchell: Foley sbaglia la difficile trasformazione e i Wallabies restano a -3. Sull'altro fronte, altra punizione guadagnata dalla mischia e altri 3 punti firmati da Laidlaw. L'Australia chiude il tempo all'attacco: punizione appena fuori dai 22, Matt Giteau sceglie la touche, dalla quale nasce la maul che porta Michael Hooper a schiacciare, ma poi Foley sbaglia la trasformazione e si va al riposo sul 16-15 per la Scozia. Come nessuno poteva immaginare.

    CHE FINALE — La ripresa si apre con un cartellino giallo rifilato a Sean Maitland per un in avanti volontario (decisione discutibile). Dalla touche appena fuori dai 5 metri l'Australia crea spazio nel lato chiuso per la volata alla bandierina di Mitchell: doppietta e sorpasso (e stavolta Foley trasforma anche). La Scozia però resta col fiato sul collo degli australiani grazie all'ennesima punizione conquistata in mischia ordinata e trasformata in punti da Laidlaw. Dall'altra parte gli risponde Foley. Che però al 59' la combina grossa: tenta un calcio di liberazione appena dentro i suoi 10 metri e si fa intercettare da Fin Russell, che corre a raccogliere l'ovale e s'invola, poi, placcato, libera in offload la corsa alla bandierina di Seymour per il -1 (Laidlaw sbaglia infatti la trasformazione). Ma poi arriva la quinta meta australiana, con Tevita Kuridrani che, placcato a pochi centimetri dalla linea, riesce ad allungare il braccio e a schiacciare, nonostante la disperata difesa scozzese. Un altro piazzato di Laidlaw permette alla Scozia di entrare nei dieci minuti finali sul -5. Inizia a piovere e sembra un segno del destino. In un clima scozzese, arriva la meta d'intercetto di Mark Bennett, che con la trasformazione sotto i pali di Laidlaw vale il clamoroso 34-32. Il finale è epico. Una palla impazzita provoca il fuorigioco della linea scozzese poco fuori i 22 metri e regala il piazzato a Foley che a un minuto dalla fine vale il sorpasso. L'ultima palla la butta fuori Giteau e l'Australia è in semifinale. La beffa più crudele è però per la Scozia.
    Fonte: La Gazzetta dello Sport


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    Messaggio Da Kim Winchester Lun Ott 19, 2015 12:14 pm

                      AUSTRALIA-SCOZIA   35-34




    Le migliori azioni di gioco del match che vede i Wallabies conquistare la semifinale all'ultimo minuto!


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    Messaggio Da Kim Winchester Lun Ott 19, 2015 12:21 pm

                       IRLANDA-ARGENTINA   20-43






    Highligths del match!  L'Argentina approda alle Semifinali!


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    Messaggio Da Kim Winchester Lun Ott 19, 2015 12:31 pm

    Ed ecco come si affronteranno le squadre in semifinale nella cornice dello stadio di Twickenham:

    SABATO 24 OTTOBRE 2015 17:00 Sudafrica-Nuova Zelanda - Twickenham, London
    DOMENICA 25 OTTOBRE 2015 17:00 Argentina-Australia - Twickenham, London




    Come possiamo notare le due sfide non vedono protagoniste squadre europee in campo,.
    E tutti e quattro i team che si giocheranno l'accesso in finale appartengono all'emisfero Sud! 


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    Messaggio Da APUMA Dom Ott 25, 2015 8:41 am

    Rugby, semifinale Mondiali: Nuova Zelanda-Sudafrica 20-18. All Blacks in finale

    Battaglia a tutto campo: sudafricani formidabili mettono tanti dubbi ai Tuttineri, sotto dopo 40 minuti. Nella ripresa finale thrilling col match sempre aperto. Mete di Kaino e Barrett. Sabato sfida con la vincente di Australia-Argentina

    24 OTTOBRE 2015 - LONDRA (UK)
    La Nuova Zelanda potrà tentare sabato prossimo l'impresa mai riuscita a nessuno nella storia: vincere per tre volte la coppa del Mondo, due consecutive. Gli All Blacks hanno sconfitto oggi a Twickenham nella prima semifinale il Sudafrica, piegato 20-18 al termine di una magnifica battaglia. La squadra del c.t. Steve Hansen in finale sfiderà la vincente della sfida di domani fra Australia e Argentina (sempre alle 17 a Twickenham).

    CORTO CIRCUITO — Il risultato lo sbloccano gli Springboks dopo 3' con un piazzato di Handre Pollard per una infrazione di Kieran Read in maul arrivata fino al limite dei 22 metri. Al 6' arriva però subito la meta di Jerome Kaino, che, su azione innescata da Dan Carter, riceve larghissimo a sinistra un pallone servito il lob da Richie McCaw (due terze linee schierate come un centro e un'ala) e va a schiacciare alla bandierina (e Carter infila la difficilissima trasformazione). Al primo attacco dei sudafricani, un fuorigioco della linea neozelandese (di McCaw) regala a Pollard un comodo piazzato per il 6-7. Il possesso resta però sudafricano e sempre nella metà campo avversaria, fino a quando è una bella azione difensiva, di complessa lettura arbitrale (Kaino non si toglie dopo il placcaggio mentre Read ruba palla), permette agli All Blacks di uscire dall'affanno. Gli Springboks sono costretti a lanciare due touche sui propri 5 metri ma riescono a evitare danni. Anzi, contrattaccano e, dopo una meravogliosa presa in aria di Bryan Habana, provano a fondare dall'altra parte, ma il massimo che ne cavano fuori è un altro calcio facile (McCaw a contatto in aria con Duane Vermeulen in touche) per Pollard, che vale però il sorpasso.

    La partita si conferma molto fisica e tattica e i sudafricani sono bravissimi a impedire, meta subita a parte, che i trequarti All Blacks si prendano troppo spazio. Bellissima anche l'azione difensiva che costringe Brodie Retallick a commettere tenuto sulla linea dei 22 metri. Insomma, quando è passata quasi mezz'ora, il 9-7 appare legittimo. La soluzione degli attacchi neozelandesi è ripetitiva: murati al centro, provano grabber profondi verso l'out, ma senza risultato. Fino al placcaggio pericoloso di Lood de Jager su Joe Moody che al 33' manda Carter alla piazzola: ma qui arriva il primo errore dell'apertura dei campioni del mondo. Un minuto arriva un bel pasticcio dell'arbitro, il francese Jerome Garces. Prima concede il vantaggio per una infrazione dei sudafricani in maul, poi i neozelandesi aprono e Ma'a Nonu regala un intercetto a JP Pietersen, che potrebbe volare in meta dall'altra parte, ma che viene fermato dal fischio dell'arbitro: Garces chiede l'aiuto del Tmo che rileva nella ruck un fallo neozelandese e ribalta la punizione precedente. E' però un segnale del corto circuito neozelandese, che al 39' produce un cartellino giallo per Kaino e il calcio di Pollard per il 12-7 sul quale si va al riposo.

    FINALE — Scena curiosa: gli All Blacks rientrano in campo con larghissimo anticipo e provano passaggi e contatti, sotto la pioggia, che ha cominciato a scendere copiosa. Pur in inferiorità, i neozelandesi si piantano nella metà campo avversaria e al 47' arriva il drop di Carter per il -2. Rientra anche Kaino e in campo ci sono solo gli All Blacks: un lunghissimo attacco, che i sudafricani cercano di fermare con ogni scorrettezza possibile (almeno due i vantaggi), la palla finisce a Nonu, che galleggia in orizzontale attirando i due difensori, per liberare poi la corsa alla bandierina di Beauden Barrett (entrato all'ala al posto di Nehe Milner-Skudder), con Carter che aggiunge altri 2 punti. E le precedenti infrazioni costano il cartellino giallo a Habana, che con uno schiaffetto al pallone già nelle mani di Aaron Smith aveva evitato una meta praticamente fatta. Il Sudafrica però non molla e nello spazio di due mischie ordinate conquista il calcio centrale che Pollard infila per il 15-17. Una sciocchezza dall'altra parte regala però altri 3 punti facili a Carter. Rientra Habana, entra anche l'icona Victor Matfield, che però combina subito un pasticcio, cercando di farsi giustizia da solo in ruck: l'arbitro aveva fischiato punizione per gli Springboks ma il Tmo lo invita a ribaltare la sua decisione. Al 69' però il Sudafrica si riporta a -2 grazie al un calcio di Pat Lambie, che da poco ha rilevato l'infortunato Pollard. Un minuto dopo una palla persa in avanti da Sam Cane innesca un contrattacco sudafricano, con la palla calciata nei 22 avversari per la carica dei trequarti, ma poi spedita in touche da Carter per evitare il peggio. Si entra negli ultimi 5 minuti e il progetto degli All Blacks è chiaro: tenere gli Springboks nella loro metà campo. Touche, mischia e possesso, centimetri guadagnati, fino a un in avanti che a un minuto dalla fine regala l'ultima palla agli Springboks: è una mischia appena fuori dai 5 metri, praticamente una missione impossibile. E l'in avanti di Matfield, dopo un placcaggio, è la condanna per il Sudafrica: in finale vanno ancora gli All Blacks.
    Fonte: La Gazzetta dello Sport


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    Messaggio Da APUMA Lun Ott 26, 2015 9:29 am

    Rugby, semifinale mondiale: Australia-Argentina 29-15. Finale Wallabies-All Blacks!

    Mostruosa partita per intensità: quarta finale per una grande Australia, aggressiva e implacabile in difesa mette in crisi i Pumas con due mete di Ashley Cooper e una di Simmons. Ma i sudamericani non mollano mai e col piede di Sanchez tengono viva la partita finché Ashley Cooper non chiude il conto. Sabato caccia al terzo titolo con la Nuova Zelanda

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    25 OTTOBRE 2015 - LONDRA (UK)
    Sarà l'Australia a sfidare sabato prossimo a Twickenham la Nuova Zelanda nella finale della Coppa del Mondo di rugby. Nella seconda semifinale, i Wallabies del c.t. Michael Cheika hanno sconfitto per 29-15 l'Argentina. Una vittoria meritata, anche perché costruita con le mete (ben 4) e con il bel gioco. I Pumas del c.t. Daniel Hourcade sono stati comunque sempre in partita, con coraggio e tenuti a galla dal piede di Nicolas Sanchez. Sabato prossimo in finale sarà così sfida agli All Blacks campioni del mondo in carica, che ieri avevano sconfitto 20-18 il Sudafrica. Sarà una finale inedita, ma fra due delle protagoniste più attese: da un lato gli All Blacks campioni, dall'altro la squadra che forse ha espresso in continuità il gioco più bello del torneo. Curiosamente le due grandi "nemiche" non si sono mai incrociate prima nell'atto conclusivo della Coppa del Mondo. La Nuova Zelanda ha vinto le due finali giocate in casa ad Auckland nel 1987 e nel 2011 sempre con la Francia, mentre l'Australia ha sconfitto l'Inghilterra nel 1991 e la Francia nel 1999. E, curiosamente, i due trionfi iridati dei Wallabies si sono celebrati sempre a Twickenham.

    CHOC — L'avvio è uno choc per gli argentini: Nicolas Sanchez prova ad aprire il gioco appena fuori i 22 metri, ma la seconda linea Rob Simmons intercetta e vola indisturbata a schiacciare sotto i pali, per la facile trasformazione di Bernard Foley. La reazione porta la firma di Marcelo Bosch, che buca la difesa australiana, ma viene placcato dentro i 22: prima c'era stata però un'infrazione dei Wallabies e Sanchez firma dalla piazzola i primi punti dell'Argentina. Al 10' da una mischia appena dentro i 22 argentini, Will Genia serve Foley che apre direttamente lungo all'ala per Adam Ashley Cooper, che brucia gli avversari e firma alla bandierina la seconda meta (trasformata). L'Australia gioca alla grande e un altro splendido passaggio lungo di Foley innesca un break di Tevita Kuridrani, sul quale gli argentini riescono comunque a mettere una pezza.

    Al 24' l'Argentina conquista una punizione con la mischia chiusa e Sanchez firma il 6-14. Subito dopo però un placcaggio scomposto costa a Tomas Lavanini il cartellino giallo: decisione forse eccessiva dell'arbitro inglese Wayne Barnes e del Tmo neozelandese Ben Skeen, sottolineata dai fischi del pubblico. L'Australia va però per la touche: una decisione che non porta frutti, visto che l'Argentina prima guadagna una mischia e poi un calcio di punizione, uscendo dai suoi 22 senza danni.

    Pumas che dopo avere perso nei primi minuti per infortunio l'ala Juan Imhoff, devono salutare anche il tallonatore e capitano Agustin Creevy. E al 32' arriva la terza meta australiana: lunghissimo attacco all'altezza dei 5 metri, con gli argentini che riescono a mettere toppe finché possono, fino a quando la superiorità al largo è sfruttata da un passaggio di Matt Giteau per la doppietta di Ashley-Cooper. Dall'altra parte l'indisciplina australiana permette a Sanchez di andare di nuovo per i pali: 19-9. Proprio prima dello scadere i Pumas vanno vicinissimi alla meta, dopo un favoloso break di Santiago Cordero, che però, placcato, non riesce a servire sulla corsa Juan Martin Hernandez, che a sua volta non riesce a riciclare il pallone al largo per Joaquin Tuculet.

    TRIPLETTA — In avvio di ripresa, dopo un piazzato mancato da Foley, terzo infortunio argentino: stavolta a uscire è il "mago" Hernandez. Un'altra punizione dalla mischia permette però a Sanchez di riportare i suoi a -7. Ma gli risponde subito Foley dopo un'infrazione in ruck. Un lungo possesso dell'Argentina crea un paio di superiorità, ma i break di Cordero e Tuculet non portano frutti per una cattiva lettura tattica. Da una bella touche vinta e dal conseguente fallo in maul degli australiani nasce il quinto piazzato di Sanchez. I Pumas appaiono stanchissimi, ma hanno un coraggio e una voglia fuori dal comune e provano ad attaccare, senza però raccogliere frutti, anche dopo un lungo possesso da 10 fasi. A 8 minuti dalla fine arriva invece la meta che chiude definitivamente i conti: Drew Mitchell parte quasi da metà campo sull'out di sinistra e s'inventa una serpentina che tra cambi di passo e accelerazioni devasta la linea difensiva argentina, fino a offrire la palla a destra ad Ashley-Cooper per la tripletta (la numero 37 in nazionale, davanti a lui restano solo Chris Latham con 40 e l'irraggiungibile Campese con 64). La trasformazione di Foley vale il 29-15. I Pumas giocano però fino alla fine e provano ad accorciare, ma la meta non arriva. Finisce così: senza rimpianti, comunque, per gli argentini, ma con i Wallabies arrivati meritatamente fino in fondo.
    Fonte: La Gazzetta dello Sport


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    Messaggio Da Kim Winchester Mar Ott 27, 2015 9:52 pm

                  AUSTRALIA - ARGENTINA  29-15







    Le migliori azioni di gioco della partita vinta dall'Australia, e che le garantisce l'accesso in finale!


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    Messaggio Da Kim Winchester Mar Ott 27, 2015 10:53 pm

             NUOVA ZELANDA - SUD AFRICA    20-18





    immagini della vittoria che porta gli All Blacks a disputare la finale


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    Messaggio Da APUMA Mer Ott 28, 2015 9:26 am

    Ken il Guerriero, Hokuto e Nanto si sfidano a rugby!?!

    L’incontro di rugby definitivo.

    Nel 2019 il Giappone ospiterà la Coppa del Mondo di Rugby, così, per l’occasione sono stati scelti dei testimonial d’eccezione: i personaggi ideati da Buronson e Tetsuo Hara per Hokuto no Ken, Ken il Guerriero, protagonisti di uno spettacolare corto animato mostrato al pubblico per la prima volta il 9 Ottobre al Japan Pavilion di Londra.

    Il filmato cattura l’intensità e la passione dello sport, mettendo in scena l’incontro di rugby definitivo tra l’armata di Nanto guidata da Souther e quella di Hokuto capitanata da Raoh:

    Fonte: MangaForever


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    Messaggio Da APUMA Sab Ott 31, 2015 9:54 am

    Rugby, Mondiale: Sudafrica-Argentina 24-13

    Gli Springboks chiudono al terzo posto come nel 1999, quando poi il titolo andò all'Australia. Mete di Pietersen ed Etzebeth: non riesce invece a segnare Habana, che inchiodato a 15 mete e non riesce a staccare il mito Lomu

    Il bronzo va al Sudafrica, l'onore delle armi all'Argentina. La finale per il terzo posto della Coppa del Mondo di rugby se l'aggiudicano gli Springboks, che all'Olimpico di Londra piegano per 24-13 un'Argentina stanchissima, arrivata all'ultimo match del torneo ormai senza più energia e costretta a fare i conti con una marea di infortuni. Nella sfida che nessun allenatore vorrebbe preparare e che nessuno vorrebbe giocare, a meno che poi non la si vinca, il Sudafrica del c.t. Heyneke Meyer bissa il piazzamento del 1999 (allora il tecnico era nello staff di Nick Mallett, futuro allenatore dell'Italia), quando nella finalina piegò la Nuova Zelanda. L'Argentina del c.t. Daniel Hourcade non riesce così a eguagliare il suo miglior piazzamento, il terzo posto a Francia 2007 (quando piegò proprio i padroni di casa).

    GIALLO — Dopo nemmeno 5 minuti i Pumas incassano il cartellino giallo di Tomas Cubelli (che non arretra di 10 metri e ferma Ruan Pienaar dopo un calcio di punizione battuto velocemente dal sudafricano), gli Springboks vanno a giocare una touche dentro i 22 avversari e, dopo una serie di tentativi di sfondamento centrali, aprono per la meta in volo alla bandierina di JP Pietersen, con Handre Pollard che infila anche la difficile trasformazione. Al 10' su una palla spedita dentro l'area di meta argentina, l'estremo Lucas Amorosino brucia Bryan Habana ed evita la seconda mtea. Dopo un piazzato infilato da Pollard, l'Argentina finalmente si scuote e con un paio di fiammate di Santiago Cordero inizia ad aprire qualche breccia nel muro verde. Al 27' è Tomas Cubelli a bucare la difesa sudafricana, ma il mediano di mischia viene fermato a pochi centimetri dalla meta. Due minuti dopo Habana ci riprova, cercato al largo da un difficile passaggio di Pollard, che infatti l'ala, nonostante un tentativo da giocoliere, non riesce a controllare. Un altro calcio di Pollard vale il 13-0, poi è Matias Moroni a riprovarci dall'altra parte e, dopo una bella serpentina che lo porta a pochi metri dalla meta, placcato, manca l'ultimo riciclo per i compagni facendosi cadere il pallone in avanti. Si va al riposo dopo un altro piazzato di Pollard e con la sensazione che i Pumas abbiano raccolto decisamente poco (anzi, niente) rispetto a quanto prodotto.
    Rugby a 15 - Pagina 2 Rugby14
    Il tributo all'uscita di Bryan Habana.

    ADDIO — L'Argentina però si sblocca finalmente a inizio ripresa, con un bel drop di Nicolas Sanchez, perfettamente costruito dai suoi avanti. Ma dall'altra parte arriva la seconda meta Sudafrica, stavolta fermata dalla seconda linea Eben Etzebeth, che, innescato da Habana, si ritrova all'ala, ma che, a dispetto della mole, è agile abbastanza per riuscire a schiacciare nonostante un placcaggio, evitando di toccare la linea laterale e la bandierina. Poi a stretto giro di posta Pollard prima e Sanchez poi centrano i pali su calcio piazzato. Al 58' è la seconda linea argentina Juan Manuel Leguizamon a inventarsi un bel break, ma poi, quando deve fissare Habana per liberare il compagno al largo, si perde in un bicchier d'acqua e sciupa tutto. Al 63', dopo una baruffa che ravviva l'ambiente, Meyer richiama in panchina Matfield: dopo 127 caps, è l'addio (il secondo...) alla nazionale per la trentottenne seconda linea. Poco dopo esce anche Habana: si ferma qui il sogno dell'ala sudafrica di staccare il mito neozelandese Jonah Lomu nella classifica dei metamen (entrambi sono a quota 15) nella storia del torneo. A tempo scaduto arriva la meritata meta argentina, firmata dopo un lungo possesso, quando ormai le due squadre non ne hanno più, da Juan Pablo Orlandi. Sanchez trasforma e fissa il risultato finale sul 24-13.
    Fonte: L Gazzetta dello Sport


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    Messaggio Da Kim Winchester Sab Ott 31, 2015 2:36 pm

                        Sudafrica-Argentina   24-13




    Le migliori azioni di gioco della partita. Il Sudafrica vince, e si aggiudica il terzo posto nel torneo!


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    Messaggio Da APUMA Dom Nov 01, 2015 9:04 am

    La Nuova Zelanda è campione del mondo, sconfitta l’Australia 34-17

    Dominio degli All Blacks nel primo tempo, chiuso 16-3, poi il ritorno dei wallabies
    con due mete ma alla fine il piede magico di Carter fa la differenza


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    Il dominio in nero è certificato dalla tranquillità che accompagna gli All Blacks nel portare a termine la loro missione planetaria: Australia piegata (34-17) a Twickenham in una finale che è degna chiusura di un Mondiale splendido. Campioni del mondo per la terza volta come nessuno è mai riuscito a fare, prima squadra del pianeta ovale a vincere due edizioni consecutive, primo successo «oversea» per chi in 28 anni di scorribande sul prato della gloria la gioia iridata l’aveva conosciuta solo sul suolo amico.

    Back to back
    La Coppa del Mondo resta in solide mani, tenuta stretta da uomini spietati, mai un attimo fuori controllo, una macchina da rugby che impressiona per concretezza, lucidità, capacità di far fronte agli imprevisti. L’Australia c’è e non si tira indietro, soffre, si esibisce nel suo pezzo forte di repertorio andando a contestare tanti palloni nei punti di scontro, ma nulla può contro un’implacabile macchina da guerra, perché gli All Blacks sono la perfezione giunta alla fine di un ciclo nel momento dell’apice tecnico, tattico, umano. Sono il coraggio di Richie McCaw che dopo 148 battaglie consumate su un campo da rugby ha ancora la forza di lottare per ogni centimetro di territorio, sono la perfezione di Dan Carter, che nel giorno dell’addio alla maglia nera sfodera una prestazione da brividi, gestisce le operazioni con il piede, segna 19 punti personali e nel momento più difficile dei suoi inventa dal nulla il drop che chiude in cassaforte la coppa, trasformando in poesia, magia, arte, uno dei gesti tecnici più complessi del rugby. I 4,5 chili e 38 centimetri di argento dorato restano per 8 anni nella casa dei più forti. Solo questi All Blacks potevano cambiare la storia.

    Ondata nera
    Pronti via e l’Australia capisce che non sarà giornata per voli di fantasia, non riesce a gestire un pallone che è uno, vittima di un assedio e di un’aggressione fisica che è biglietto da visita degli All Blacks. Savea e Milner Skudder sono due devastatori della trincea altrui, McCaw e Retallick due invisibili incursori che non sembrano conoscere il dolore, ma solo l’impegno per la causa comune. La Nuova Zelanda si muove come se tutto fosse già stato studiato, un’avanzata entusiasmante che ha in Ma’a Nonu, anche lui all’ultima fatica internazionale, un eccezionale apriscatole: dopo 8’ di apnea Folau e Giteau devono ricorrere alla scorrettezza da terra per arginare l’avanzata continua degli avversari. Carter inizia così lo show personale e dalla piazzola firma il vantaggio che mai verrà più abbandonato. L’Australia non può far altro che difendere, Fardy, Pocock e Hooper scavano a proprio rischio e pericolo nella giungla dei punti di scontro, ma ogni volta che si prova a far prendere aria all’ovale c’è una linea di difesa che si muove all’unisono e difende, avanzando, le postazioni. Un calcio di Foley, altre due esibizioni balistiche di Carter, prima della meta di «magic man» Milner Skudder. Il tetanico maori deve solo mettere il sigillo al lavoro avviato da altri, una sinfonia fatta di offloads, ricicli, passaggi all’uomo in sostegno diretta da McCaw. Si va al riposo (16-3) e la storia sembra già scritta.

    Il drop dalla fine del mondo
    Di rincorsa entra Sonny Bill Williams e il fatto che un talento del genere sia seduto in panchina segna il confine tra la potenzialità degli All Blacks e il resto del mondo. Ed è il pugile con papà samoano e mamma pakea che incanta con due magie consecutive, lo placcano ma lui ha la capacità di tenere sempre in vita il pallone. L’ultima volta lo fa riciclando dalla spazzatura un passaggio per Ma’a Nonu che pianta i piedi sul prato, accelera e va in meta (21-3). Sembra finita, ma i canguri tirano fuori l’orgoglio, saltano sull’avversario rimasto in inferiorità per l’espulsione temporanea (placcaggio pericoloso) di Ben Smith, sfruttano l’episodio e in 10’ segnano due splendide mete con Pocock e Kuridrani per regalarsi una speranza inattesa (21-17). La forza degli All Blacks, però, è scolpita nelle loro convinzioni, non c’è una crepa nella loro solidità, quasi abbiano trovato l’alchimia per cancellare le emozioni. Fino al drop da 40 metri di Carter, un’esibizione non preparata, un’invenzione che manda al tappeto un’Australia svuotata di energie. La meta di Barrett in chiusura è solo il sigillo che trasforma in tesoro una supremazia indiscutibile. La Coppa del Mondo resta in Nuova Zelanda, nella casa del rugby.
    Fonte: Il Corriere della Sera


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    Messaggio Da Kim Winchester Dom Nov 01, 2015 7:54 pm

                    Nuova Zelanda -Australia   34-17

                                        Finale




    Gli All Blacks vincono e si aggiudicano il Mondiale!


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    Messaggio Da APUMA Mer Nov 18, 2015 2:53 pm

    Rugby: addio a Jonah Lomu, leggenda degli All Blacks

    Rugby a 15 - Pagina 2 Jonah_10
    Jonah Lomu

    Il gigante - affetto da tempo da una rara e grave forma di sindrome nefrosica- si è spento a 40 anni nella sua casa di Auckland. 1 metro e 96 per 118 chili e una velocità da centometrista ne hanno fatto il più grande rugbysta di sempre

    AUCKLAND - Il gigante si è arreso. Jonah Lomu, il più grande rugbista di sempre, da tempo sofferente di una rara e grave forma di sindrome nefrosica, è morto all'età di 40 anni per un improvviso aggravamento delle condizioni di salute. E' successo nella notte italiana nel suo appartamento neozelandese di Auckland, qualche ora dopo la moglie Nadene ha confermato la drammatica notizia. Jonah, che nel 2004 si era sottoposto ad un trapianto di rene (rigettato nel 2011), lascia due figli: Brayley, di 6 anni, e Dhyreille, di 5. "Vorrei vederli crescere fino a quando compiranno 21 anni", aveva confessato solo qualche giorno fa.
    Forte e dolcissimo, con quello strano sguardo malinconico. "Mio padre è scomparso che ero molto giovane. Non so quando potrebbe accadere a me. Spero solo che loro due crescano forti, in salute. Non smetterò mai di ringraziare Nadene, che in realtà è come se si occupasse di tre bimbi". Era reduce da un viaggio a Dubai con tutta la famiglia, le sue condizioni erano apparentemente buone. Ma nelle ultime ore un drastico calo delle proteine nel sangue avrebbe portato ad un nuovo blocco renale. Messaggi di cordoglio stanno arrivando da tutto il mondo o vale e sportivo.

    Un metro e 96 centimetri di altezza per 118 chili di peso, uniti ad una velocità da centometrista. Il numero 11, la maglia degli All Blacks (con cui ha segnato 37 mete in 73 partite). Una potenza devastante. Implacabile ed implaccabile. Nessun essere umano avrebbe potuto fermarlo, sul campo. La leggenda di Siona Tali 'Jonah' Lomu era cominciata durante i mondiali di rugby del 1995 in Sudafrica, quando quel ragazzo ventenne di origine tongana aveva si era messo a segnare mete che ci voleva un pallottoliere (il primato nelle World Cup - 15 - è stato solo eguagliato il mese scorso da Brian Habana): la sua marcatura con l'Inghilterra - superando Underwood, Carling e poi letteralmente calpestando l'estremo Catt - ha fatto la storia del rugby.
    Un anno prima, proveniente dalla contea di Manuaku, era stato il più giovane esordiente con la Nuova Zelanda. La consacrazione arrivò durante la Coppa del Mondo inglese del 1999: ancora un paio di capolavori tra le mete, azioni ancora oggi cliccatissime sul web, tipo quella rifilata ai padroni di casa e un'altra, con quattro francesi inutilmente aggrappati alle sue gambone.

    Auckland Blues, Chiefs e Hurricanes sono i club con cui ha giocato in patria, testimone e protagonista del passaggio del rugby al professionismo a partire dal 1995. Nel 2005 passò una stagione in Europa, con i gallesi del Cardiff Blues. Poi un breve passaggio a Marsiglia, in Francia, da dilettante. I primi sintomi della malattia li aveva già avvertiti vent'anni fa, ma è stato solo qualche anno più tardi che si è avuta chiarezza di quella sindrome nefrosica che era accompagnata da fatica, dolori di stomaco, gonfiore, ritenzione dei liquidi, infezioni, coaguli di sangue. Era l'inizio delle prime dialisi, poi il trapianto, gli infiniti ricoveri.
    "Devi sempre cercare di restare positivo, sorridente", diceva. "Perché questa malattia cerca di distruggerti poco alla volta. Ogni paziente che si sottopone a una dialisi è diverso, ma tutti sappiamo di non avere altra scelta. L'alternativa è una sola: devi stare su col morale. Voglio insegnare ai miei figli che non c'è niente di facile, in questa vita e che devi lavorare duro. Sempre. Non si devono arrendere, perché io non mi arrenderò. Mai".

    L'altra settimana aveva confidato: "Pensate a quello che avrei potuto fare, se fossi sempre stato bene". John Meyhew, il medico di famiglia, ha confermato che la morte di Lomu è avvenuta per arresto cardiaco.

    Jonah era circondato dai suoi familiari. Nadene, la moglie, ha chiesto un po' di privacy per permettere a lei e ai figli di affrontare questi "momenti traumatici". Il premier neozelandese John Key ha twittato: "Tutto il paese è vicino a Nadene e ai suoi figli". Ma il messaggio più importante è quello arrivato da Richie McCaw, un'altra leggenda ovale, l'uomo che solo due settimane fa ha alzato al cielo la terza coppa del mondo vinta dagli All Blacks: "Non posso ancora credere a questa triste notizia. Jonah era un incredibile rugbista e una straordinaria persona. I miei pensieri sono tutti per la sua famiglia. Riposa in pace, amico".
    Fonte: La Repubblica


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    Messaggio Da APUMA Ven Feb 05, 2016 10:15 am

    Rugby, Sei Nazioni 2016: si comincia sabato con Francia-Italia. Il calendario del torneo e i convocati dell’Italia

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    Mancano ormai pochissimi giorni all’inizio della 17esima edizione del Sei Nazioni di Rugby 2016, competizione nella quale si sfideranno come da tradizione le nazionali di Italia, Francia, Scozia, Inghilterra, Galles e Irlanda. Ad aprire le danze sarà la sfida tra l’Italia e la Francia, match che si giocherà allo Stade de France a Parigi, che riapre i battenti per la prima volta dopo gli attacchi dei terroristi del 13 novembre. In uno stadio blindato, pertanto, si affronteranno l’Italia del tecnico Jacques Brunel, che lascerà la guida tecnica della squadra alla fine della competizione, e la Francia del ct Guy Novés: entrambe le squadre attraversano un momento di transizione, di rinnovamento. Molti saranno infatti i volti nuovi che scenderanno in campo in questa edizione 2016 del Sei Nazioni di rugby.

    Come detto il ct Jacques Brunel lascerà la guida tecnica della nazionale italiana a fine anno: a margine del mondiale disputato in Inghilterra lo scorso anno l’allenatore francese aveva dichiarato che sul suo futuro “ci sono tante situazioni di chiarire. Il mio futuro è legato a tante cose che devono essere valutate. Dovrò incontrare il Presidente e capire la volontà di certi giocatori, da Parisse a Castrogiovanni. Solo a quel punto prenderemo decisioni” (fonte gazzetta.it). Problemi che, molto probabilmente, non sono stati risolti  e che porteranno alla quasi inevitabile separazione a fine anno dopo cinque anni di incarico sulla panchina della nazionale italiana.

    Come ci arriva l’Italia a questo Sei Nazioni del 2016? Con tantissimi esordienti: sono addirittura dieci i debuttanti scelti dal tecnico Brunel, alcuni dei quali provengono dal campionato di Eccellenza. Accanto ai giovani ci sono però i giocatori di esperienza: confermata la presenza di Sergio Parisse e Martin Castrogiovanni, veri e propri trascinatori della nazionale italiana.

    La competizione inizierà sabato sei febbraio, mentre l’ultima partita si disputerà il 19 marzo, data in cui si concluderà la diciassettesima edizione del Sei Nazioni di rugby 2016.

    Ecco il calendario completo del Sei Nazioni di rugby 2016:

    1a giornata
    • Sabato 6 Febbraio
      ore 15.25 Francia v Italia
      ore 16.50 Scozia v Inghilterra
    • Domenica 7 Febbraio
      ore 15.00 Irlanda v Galles

    2a giornata
    • Sabato 13 Febbraio
      ore 15.25 Francia v Irlanda
      ore 16.50 Galles v Scozia
    • Domenica 14 Febbraio
      ore 15.00 Italia v Inghilterra

    3a giornata
    • Venerdì 26 Febbraio
      ore 20.05 Galles v Francia
    • Sabato 27 Febbraio
      ore 15.25 Italia v Scozia
      ore 16.50 Inghilterra v Irlanda

    4a giornata
    • Sabato 12 Marzo
      ore 13.30 Irlanda v Italia
      ore 16.00 Inghilterra v Galles
    • Domenica 13 Marzo
      ore 15.00 Scozia v Francia

    5a giornata
    • Sabato 19 Marzo
      ore 14.30 Galles v Italia
      ore 17.00 Irlanda v Scozia
      ore 21.00 Francia v Inghilterra

    Ecco i giocatori convocati dal tecnico dell’Italia Jacques Brunel per il Sei Nazioni di rugby 2016:Piloni – Martin Castrogiovanni (Racing Parigi), Dario Chistolini, Andrea Lovotti (Zebre), Lorenzo Cittadini (Wasps), Matteo Zanusso (Benetton Treviso);Tallonatori – Ornel Gega (Benetton Treviso), Leonardo Ghiraldini (Leicester Tigers);Seconde linee – Valerio Bernabò, George Biagi (Zebre), Marco Fuser (Benetton Treviso);Terze linee – Francesco Minto, Abraham Steyn, Alessandro Zanni (Benetton Treviso), Sergio Parisse (Stade Francais), Jacopo Sarto, Andries Van Schalkwyk (Zebre);Mediani di mischia – Edoardo Gori (Benetton Treviso), Guglielmo Palazzani (Zebre);Mediani d’apertura – Carlo Canna, Edoardo Padovani (Zebre);Centri/ali/estremi – Mattia Bellini (Petrarca Padova), Giulio Bisegni, Gonzalo Garcia, Kelly Haimona, Leonardo Sarto (Zebre), Michele Campagnaro (Exeter Chiefs), Tommaso Castello (Calvisano), Andrea Pratichetti, Luke McLean (Benetton Treviso), David Odiete (Mogliano).
    Fonte: SuperScommesse


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    Messaggio Da APUMA Sab Feb 06, 2016 5:06 pm

    Rugby, Sei Nazioni: Francia-Italia 23-21. Italia da urlo, ma il coraggio non basta

    Grandissima prova di sfrontatezza azzurra allo Stade de France con la vittoria dei ragazzi di Brunel che sfuma all'ultimo secondo col drop sbagliato da Parisse, in meta come Canna. Per la Francia a segno Vakatawa e Choly, ma gli uomini di Noves sono stati messi in totale confusione dagli avversari in un match pieno di errori dettati dalla frenesia

    6 FEBBRAIO 2016 - PARIGI (FRA)
    Vince la Francia (23-21), l’Italia dei tanti giovani stupisce, dominando tre quarti di match (18-10 al 60’, 21-20 al 74’) e sognando fino al fischio finale, quando Parisse – a tempo abbondantemente scaduto – sbaglia un drop della disperazione. Gli azzurri mai hanno vinto su qusto prato: negli otto precedenti di Sei Nazioni hanno perso con uno scarto medio di 21,1 punti e la volta che è andata meglio di 12 (25-13 nel 2008). Insomma, bene come questa volta, mai. Insomma, c’è un futuro. Per quanto banale possa apparire, nel pomeriggio transalpino, vincono anche lo sport e la civiltà. Parigi e lo Stade de France, 85 giorni dopo gli attentati terroristici del 13 novembre, tornano nella loro dimensione più consona. A città e stadio, con il primo match del Torneo 2016, viene restituita un po’ di normalità. Le misure di sicurezza non sono eccessive, i controlli nella norma. C’è molto ordine, nessun eccesso, tutto fila liscio e all’interno dello stadio – anche se un po’ meno di altre volte – c’è il solito clima festoso, con anche le immancabili bande musicali in curva.

    LA PARTITA — Lo spettacolo in campo non sempre è di altissimo livello, va detto. In entrambe le formazioni titolari ci sono quattro esordienti: per l’Italia sono presto cinque, perché Van Schalkwyk rimpiazza Zanni per dieci minuti (sostituzione temporanea) e saranno sei, con Zanusso per Lovotti negli ultimi 15’. La partita, a tratti, è a ritmi lenti. La Francia, nonostante da allora molto sia cambiato, allenatore compreso (ora in panchina c’è l’espertissimo Guy Noves) sembra ancora risentire del pesantissimo k.o. subito nell’ultima uscita, un’umiliazione firmata All Blacks nei quarti di finale del Mondiale. L’Italia, comunque, ha il grandissimo merito di tener testa a una squadra sulla carta ben più attrezzata. C’è freschezza, voglia di esplorare gli spazi, il tentativo di imporre gioco (come vuole Brunel), una mediana di personalità (Gori-Canna) e trequarti frizzanti, con Campagnaro su tutti e una mischia solida.

    PRIMO TEMPO — Arrivano proprio dal piede dell’apertura i primi punti del Torneo: Gori due volte apre il pallone da raggruppamenti e il beneventano, al debutto da titolare, alla seconda occasione si inventa uno splendido drop centrale da poco meno di trenta metri. E’ l’8’. La replica francese non si fa attendere a lungo, solo sei minuti: c’è un’azione prolungata, un bel fraseggio e il pallone arriva all’atteso Vakatawa. L’ala di origini figiane con trascorsi nel Seven, una forza della natura, chiude in meta. Ma chiaramente toccando con un piede la linea di touche. L’arbitro, l’inglese Doyle, non si accorge e non chiede nemmeno l’intervento del Tmo. I padroni di casa perdono Picamoles per infortunio ed è l’Italia a «fare» il match. Un’iniziativa di Odiete, un’invenzione di Canna che di esterno lancia Sarto, tradito solo da un rimbalzo maldestro e poi la meta. E’ il 26’: l’azione parte da touche, c’è un raggruppamento ai 5 metri, un drive e Parisse che schiaccia. Per il capitano – parigino acquisito – al 115° cap, è la sedicesima meta azzurra. La Francia è frustrata e la pressione italiana, fatta di tante fasi offensive, non cala. Su un ribaltamento, però, è Chouly a finalizzare il bel lavoro di squadra. Al 33’ è 10-8, con tre errori ai calci di Bezy e due di Canna. E’ Campagnaro, poco prima dell’intervallo, a involarsi e a mancare di poco il nuovo sorpasso.

    SECONDO TEMPO — L’avvio di ripresa è tutto azzurro: Canna finalmente centra i pali con un piazzato (11-10 Italia al 44’) ed è sempre lui, due minuti dopo, ad andare in meta e a trasformare: Parisse manca la realizzazione per pochi centimetri e dopo altri tentativi e l’apertura ad andare in uno contro uno e a siglare punti pesantissimi (18-10!). La Francia cambia entrambi i piloni, l’Italia comincia la girandola di cambi, inserendo Bernabò (per Biagi), McLean (per Odiete) e Giazzon (per Gega). La Francia pare annichilita e ci vogliono una dozzina di minuti perché riesca a rimettere il naso nei ventidue avversari. Ma l’azione è ficcante e Bonneval accorcia, sfruttando un passaggio che pare viziato da un avanti, ma che il Tmo concede come buono. Plisson trasforma e al 60’ è 18-17 Italia. Da qui in poi c’è equilibrio, con i transalpini finalmente nel match, con più possesso e territorio. Il sorpasso arriva al 68’ quando Plisson non sbaglia un piazzato (20-18). Haimona rimpiazza Canna come calciatore e non fallisce (21-20 al 74), ma un minuto dopo Plisson, ancora lui, centra i pali da posizione quasi impossibile, angolata a da un passo prima della linea di metà campo. L’Italia ci prova ancora, ma non basta. Il tentativo di trovare un calcio di punizione è fallito. Il possesso è infinito. Si gioca fino all’82’, quando Parisse tenta il drop della disperazione. Niente da fare: impresa sfiorata.
    Fonte: La Gazzetta dello Sport


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    Messaggio Da APUMA Dom Feb 07, 2016 10:03 am

    Rugby: 6 Nazioni, Scozia-Inghilterra 9-15

    Esordio positivo per il nuovo ct inglese Jones

    L'Inghilterra ha battuto la Scozia 15-9 (7-6) in un incontro della prima giornata del torneo 6 Nazioni di rugby, giocato allo stadio Murrayfield di Edimburgo. Esordio positivo, quindi, per il ct dei bianchi, Eddie Jones, chiamato a rialzare le sorti di una nazionale umiliata dall'eliminazione anticipata dai Mondiali giocati in casa lo scorso autunno. Con due mete, un piazzato e una trasformazione, l'Inghilterra ha conquistato un'ennesima vittoria sugli scozzesi, portando a casa la Calcutta Cup
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    Messaggio Da Kim Winchester Dom Feb 07, 2016 9:06 pm

    IL SEI NAZIONI

    Il Sei nazioni (in inglese Six Nations Championship; in francese Tournoi des six nations; in gaelico Comórtas na Sé Náisiún; in gallese Pencampwriaeth y Chwe Gwlad) è il più importante torneo internazionale di rugby a 15 dell'Emisfero Nord. Nato come Home Championship nel 1883, all'epoca disputato tra le quattro Nazionali Isole britanniche (Galles, Inghilterra, Irlanda e Scozia), fu rinominato in due distinti momenti della sua storia Cinque Nazioni (tra il 1910 e il 1931 e tra il 1947 e il 1999) in concomitanza della presenza nel torneo anche della Francia. La denominazione attuale è del 2000, anno in cui al torneo fu ammessa anche l'Italia.

    Al 2015 la squadra più vittoriosa nel torneo è il Galles che ha vinto 37 edizioni della competizione, una più dell'Inghilterra che ne vanta 36. Tra le squadre meno vittoriose, l'Italia dalla sua ammissione nel torneo non lo ha mai vinto, mentre la Scozia è l'unica tra le vincitrici della competizione a non avere ancora vinto un titolo dopo l'allargamento del torneo a sei squadre, avendo conquistato la sua ultima vittoria nel 1999.

    Squadre

    Le nazionali partecipanti al Sei Nazioni
    Le squadre che attualmente sono ammesse a partecipare al torneo sono Francia, Galles, Inghilterra, Irlanda, Italia, Scozia.

    Come in alcuni sport di squadra, la nazionale irlandese unisce le due anime dell'isola, ovvero l'Eire (la Repubblica d'Irlanda) e l'Irlanda del Nord.

    Regolamento
    Il torneo dura sette fine settimana (5 giocati e 2 di riposo) a febbraio e marzo, alcune volte ad aprile.

    Ogni squadra gioca contro ogni altra un solo incontro, con il vantaggio di giocare in casa che si alterna di anno in anno.

    Due punti sono assegnati per ogni vittoria, uno per il pareggio e nessuno per la sconfitta. Non ci sono bonus per le mete fatte o per il distacco subito. Vince il torneo chi fa più punti ed in caso di parità chi ha la miglior differenza punti, se le squadre sono ancora in parità vince quella che ha fatto più mete, se si persiste nello stato di parità la vittoria viene data ex aequo.


    Stadi
    Gli incontri del Sei Nazioni si svolgono attualmente nei seguenti stadi:
    Inghilterra:                Francia:                   Irlanda:             Italia:                 Scozia:                      Galles:  
    Twickenham Stadium  Stade de France      Aviva Stadium    Stadio Olimpico   Murrayfield Stadium    Millennium Stadium
    Città: Londra              Saint-Denis               Dublino              Roma                   Edimburgo                      Cardiff
    Capacità: 82.000         80.000                     50.000               73.261                  67.800                            74.500

    Trofei e premi simbolici
    Alla vincente viene assegnato il "Trofeo delle Sei Nazioni".

    La vittoria di tutte le partite è detta Grande Slam.

    La vittoria di una squadra delle Isole Britanniche su tutte le altre tre porta alla conquista della Triple Crown.

    La squadra ultima classificata ottiene il simbolico Wooden Spoon (Cucchiaio di legno),mentre quella che perde tutti gli incontri realizza un poco desiderabile Whitewash (Imbiancata o Andata in bianco; spesso, erroneamente, si tende a confondere i due "premi").

    La vincente dell'incontro tra Inghilterra e Scozia vince la Calcutta Cup (in caso di pareggio il detentore conserva il trofeo). Al 2015 Inghilterra e Scozia hanno disputato 122 volte la Calcutta Cup, di cui 118 volte all'interno del Sei Nazioni, con 67 vittorie per l'Inghilterra, 38 vittorie per la Scozia e 13 pareggi.

    Dal 1988 la vincente dell'incontro tra Inghilterra e Irlanda vince il Millennium Trophy.

    Dal 1989 la vincente dell'incontro tra Irlanda e Scozia vince il Centenary Quaich.

    Dal 2007 la vincente dell'incontro tra Italia e Francia vince il Trofeo Giuseppe Garibaldi.



    Riepilogo trofei al 2015
    Le statistiche che seguono sono calcolate sui 115 disputati fino al 2015. Sono esclusi da tali statistiche gli anni: 1885, 1888, 1889, 1897, 1898,1972. Il Grande Slam viene attribuito per i tornei del cinque e sei Nazioni; comunque si attribuisce la vittoria del Grande Slam al Galles anche nei tornei del 1908 e 1909 dato che incontrò e vinse con la Francia in incontri organizzati durante il torneo.

                Inghilterra   Francia   Irlanda      Italia   Scozia     Galles
     
    Tornei         115         85         115          16       115         115

    Vittorie         36          25         21           0         22           37
                                                   
    Vittorie         
    singole           26           17        13            0        14            26

    Vittorie        10           8           8             0         8            11
    condivise

    Grande Slam 12          9            2            0          3            11

    Cucchiaio
    di legno        22          18          36          10         34           22        

    Whitewash     6             8         16           5          16            7

    Triple Crown  24            -          10          -           10          20

    Calcutta Cup  67            -           -           -           38           -

    Millennium
    Trophy         17             -         11          -             -            -


    Trofeo
    Garibaldi       -             7          -             2           -             -

    Centenary
    Quaich          -             -          13           -           13            -


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    Messaggio Da Kim Winchester Dom Feb 07, 2016 10:04 pm

    Gli inni nazionali delle squadre che partecipano al Sei Nazioni:

    Inghilterra



    God Save the Queen (dall'inglese: Dio salvi la Regina, e in alternativa, a seconda del sesso del regnante, God Save the King, ovvero Dio salvi il Re) è il brano tradizionalmente utilizzato come inno nazionale del Regno Unito. È inoltre l'inno reale di alcune nazioni del Commonwealth che riconoscono la Regina del Regno Unito come capo di Stato, come ad esempio Canada, Australia, e Nuova Zelanda (si veda Reame del Commonwealth).


    Galles

    Hen Wlad Fy Nhadau, solitamente tradotto come Terra dei miei padri, ma la cui traduzione più letterale sarebbe La vecchia terra dei miei padri, è l'inno nazionale del Galles. L'inno è scritto e cantato nella lingua originale gallese. Le parole furono scritte da Evan James e la musica composta da suo figlio James James.

    Scozia


    The Flower of Scotland è stata composta da Roy Williamson, componente del gruppo musicale folk The Corries, nel 1966.
    Flower of Scotland (fiore di Scozia) è uno degli inni "non ufficiali" della Scozia, che ufficialmente non ne ha nessuno.
    Flower of Scotland commemora la battaglia di Bannockburn (1314) quando l'armata scozzese comandata da Robert Bruce sconfisse l'esercito di Edoardo II d'Inghilterra.






    Irlanda

    Amhrán na bhFiann (La Canzone del Soldato) è, dal 1926, l'inno nazionale della Repubblica d'Irlanda, ed è stata composta nel 1910 da Patrick Heeney (1881-1911) e Peadar Kearney (1883-1942), zio del famoso poeta, scrittore e attivista dell'IRA Brendan Behan. È assieme agli inni della Finlandia, Sri Lanka, Sudafrica e Canada, inno nazionale bilingue.  Lingua gaelica e lingua inglese.


    Ireland's Call è una canzone commissionata dall'Irish Rugby Football Union ed è utilizzata come inno durante le manifestazioni internazionali alle quali partecipa la nazionale di rugby irlandese.
    Viene suonata ogni volta che la nazionale rappresenta l'intera isola irlandese (sia l'Eire che l'Irlanda del Nord). Nelle partite disputate nella Repubblica d'Irlanda Ireland's Call viene affiancata da Amhrán na bhFiann (inno ufficiale dell'Eire), mentre altrove è l'unico inno intonato.

    La canzone fu scritta nel 1995 da Phil Coulter.
     
    Francia


    .
    La Marsigliese (in francese La Marseillaise) è un canto dei rivoluzionari francesi, poi adottato dalla Francia come inno nazionale.
    Il testo e la musica sono normalmente attribuiti a Claude Joseph Rouget de Lisle

    Italia



    Il Canto degli Italiani, conosciuto anche come Fratelli d'Italia, Inno di Mameli, Canto nazionale o Inno d'Italia, è un canto risorgimentale scritto da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro nel 1847.



    Fonte: Wiipedia e Youtube


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    Messaggio Da APUMA Lun Feb 08, 2016 9:33 am

    Rugby, Sei Nazioni: Irlanda-Galles 16-16. Pari fra le più forti

    In meta Murray e Faletau nel primo tempo. Rimontona dei Dragoni, che sotto 13-0 pareggiano e passano con un piazzato di Priestland a 7 minuti dalla fine. Due minuti dopo il pari irlandese col piede di Sexton. A due dalla fine Priestland sbaglia il drop del sorpasso gallese

    Irlanda e Galles provano a vincerla, poi cercano di non perderla. E a Dublino è così finita in parità (16-16) la sfida che ha completato il primo turno del Sei Nazioni di rugby. Ma se al momento a guidare la classifica sono Inghilterra e Francia (vittoriose ieri rispettivamente con Scozia e Italia), sono proprio le squadre di Joe Schmidt e Warren Gatland quelle ad avere maggiormente impressionato, giocando una partita spettacolare per intensità, tattica e tecnica. Non a caso gli irlandesi sono i bicampioni in carica, i gallesi hanno vinto le due precedenti edizioni e insieme hanno vinto 6 delle ultime 8 edizioni.

    FURIA — L'avvio irlandese è furioso e per 3' i 22 metri gallesi vengono messi sotto assedio, ma gli ospiti reggono, finché un fuorigioco convince Jonathan Sexton a portare a casa almeno 3 punti con un piazzato. Il Galles reagisce e si piazza a sua volta nei 22 irlandesi per oltre 4 minuti, ma in questo caso la pressione non produce punti, anzi, una palla persa dopo uno strepitoso placcaggio di Andrew Trimble su Alun Win Jones, che per poco l'Irlanda non trasforma in una clamorosa meta sul versante opposto con l'estremo Simon Zebo. I padroni di casa tornano così a spingere e una ostruzione di Jamie Roberts rispedisce in piazzola Sexton per il 6-0. Al 19' è la mischia gallese a offrire a Dan Biggar la prima possibilità di centrare i pali, ma l'apertura, alle prese con un problema alla caviglia sinistra, da posizione molto angolata, sbaglia. E la partita di Biggar dura altri 2 minuti, poi deve arrendersi al dolore. Entra Rhys Priestland che commette subito un gravissimo errore al limite dei 22 in attacco, lasciandosi scappare un pallone (passaggio comunque difficile di Gareth Davies) e innescando il contrattacco irlandese. Ne nasce una touche ai 5 metri che porta alla quasi meta di CJ Stander, salvata da Sam Warburton, anche se nemmeno con il Tmo si capisce se il flanker di origine sudafricana schiacci o meno. Dalla conseguente mischia al 27' l'Irlanda con una serie di pick and go degli avanti destabilizza la difesa gallese e alla fine è il mediano di mischia Conor Murray con una finta a trovare il buco per schiacciare: Sexton trasforma ed è 13-0. Alla mezz'ora un placcaggio pericoloso di Keith Earls su Liam Williams viene punito con un calcio di punizione che Priestland (dalla identica posizione dove aveva sbagliato Biggar) trasforma per i primi punti degli ospiti. A 2 minuti dall'intervallo la mischia chiusa gallese domina quella irlandese ai 5 metri e regala a Taulupe Faletau lo spazio per allungarsi in meta: Priestland trasforma e si va al riposto sul 13-10.

    DIFESE — Il Galles riparte fortissimo, ma la difesa irlandese tiene e visto che non si fa strada Priestland non ha altra soluzione che tentare un drop che finisce largo. Sull'attacco successivo però è Rory Best a commettere una irregolarità e a mandare Priestland alla piazzola per il pareggio. Il secondo tempo ha la stessa intensità del primo, ma ci sono più errori. L'Irlanda, specialmente, riesce a rovinare tre attacchi molto insistiti con degli in avanti (due di Stander nei 22 e uno di Zebo dopo una spettacolare combinazione dei trequarti). Oppure è la difesa gallese a fare il miracolo, come quando Tom James riesce a fermare in out la corsa di Earls, innescato da uno splendido calcio alle spalle della difesa di Sexton. A 8 minuti dalla fine, dopo una lunga fase d'attacco, il Galles guadagna la punizione che Priestand trasforma nel primo vantaggio ospite del match. Ma dall'alta parte gli risponde subito Sexton dopo un fuorigioco della linea gallese. Al 78' Priestland prova il drop ma sbaglia. I gallesi provano un altro attacco, ma la difesa irlandese stavolta si guadagna un turnover e l'ultimo possesso, ma nella sua metà campo. Le energie per risalire il campo però non ci sono e la palla torna ai gallesi. Ma non c'è tempo per fare altro.
    Fonte: La Gazzetta dello Sport


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