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    KAGEMUSHA - L'OMBRA DEL GUERRIERO -

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    Messaggio Da APUMA Lun Ago 11, 2014 8:08 am

    Kagemusha - L'ombra del Guerriero -
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    Kagemusha - L'ombra del guerriero (影武者 Kagemusha, lett. "Guerriero ombra") è un film del 1980 diretto da Akira Kurosawa.
    - Ambientato nel Giappone del Cinquecento, il film si ispira alla figura del daimyo Shingen Takeda e culmina con la battaglia di Nagashino del 1573. È la storia di un ladruncolo che viene istruito per impersonare un signore della guerra per dissuadere i daimyo nemici dall'attaccare il vulnerabile clan.
    - Il film è generalmente considerato un'ottima riproduzione del Giappone feudale, con le sue guerre intestine, ed anche la storia di un uomo con una doppia personalità, o più in generale la storia di un attore troppo innamorato del suo ruolo.
    - Una tesi filosofica importante ed evidentemente sostenuta dal film del grande maestro giapponese è l' idea che, se lo Stato o la società investe positivamente dando una nuova chance ad un individuo criminale o indegno, questo può lentamente ma finalmente far emergere in lui lati di intelligenza, nobiltà ed eroismo fino ad allora nascosti.
    - Il film ha vinto la Palma d'oro del Festival di Cannes 1980 ex aequo con All That Jazz - Lo spettacolo continua di Bob Fosse.

    Trama
    A metà del XVI secolo, Shingen Takeda è uno dei tre signori della guerra che si contendono la conquista della capitale imperiale Kyōto e la possibilità di unificare il Giappone. L'esercito del clan Takeda è impegnato nell'assedio del castello di Noda, i cui difensori sono allo stremo. Ogni sera tuttavia, appena cala l'oscurità, un soldato suona il flauto sugli spalti del castello e gli assedianti rimangono a ascoltare ammirandone la bravura. La notizia giunge alle orecchie di Shingen, che fa approntare un palco a breve distanza dalle mura per ascoltare la musica. Un cecchino nota i preparativi e,al calare delle tenebre, ferisce gravemente il capo del clan Takeda con un colpo di archibugio.
    - Il panico si diffonde tra gli assedianti. Ferito, Shingen lascia disposizione al figlio e ai baroni seguaci di tenere nascosta per tre anni la notizia della propria morte, per evitare di demoralizzare le truppe. Tuttavia la voce si diffonde tra gli eserciti dei signori della guerra suoi rivali, Ieyasu Tokugawa e Nobunaga Oda, per cui Nobukado, il fratello del defunto, convince gli altri vassalli del clan Takeda a utilizzare il kagemusha (sosia).
    - In precedenza, infatti, il barone Nobukado aveva sottratto alla pena di morte un ladro, la cui sorprendente somiglianza con Shingen lo rendeva un sosia perfetto da poter utilizzare in caso di pericolo personale.
    - Tuttavia, l’uomo fatica a inserirsi nel suo ruolo e ben presto viene fuori l’anima anarchica del ladro; durante la notte tenta di svaligiare una grossa giara nel palazzo e scopre che vi è nascosto all’interno il cadavere imbalsamato di Shingen. I capi del clan decidono che non ci si può fidare di lui e, controvoglia, optano per rivelare la morte del capo. Ma all’ultimo momento il kagemusha si scopre patriottico e accetta il suo ruolo. La sua straordinaria somiglianza inganna i feudatari e le concubine e, dopo qualche perplessità, anche il nipotino ed erede.
    - I nemici dei Takeda però non sono completamente convinti e decidono di forzare la mano attaccando un castello di confine. Tra i Takeda, a mordere il freno è soprattutto Katsuyori, figlio del defunto ma scavalcato nella linea ereditaria. Muovendosi da solo con il suo esercito assedia una fortezza nemica, costringendo il clan a venire in suo soccorso. La presenza del sosia di Shingen spaventa il nemico, che sgombera il campo. La battaglia ha luogo di notte, nella confusione della scarsa visibilità, con proiettili vaganti che abbattono i cavalleggeri accanto al capo, baroni che gridano ordini di ritirata e contrattacco, reggimenti con divise di vividi colori che si precipitano giù da colline di sabbia, cavalleria che si muove sullo sfondo del riverbero di incendi.
    - Il kagemusha riesce a mantenere la finzione per quasi tre anni, il tempo stabilito dal defunto Shingen, ma un giorno si tradisce per un banale incidente. Mentre gioca con il nipotino, non resiste alla tentazione di montare sul cavallo del defunto signore, che lo disarciona. Le concubine accorrono a soccorrerlo e si accorgono che l’uomo non ha sulla schiena una ferita che lo rende riconoscibile.
    - È la fine della messinscena. Il kagemusha riceve un premio in denaro e viene allontanato, i feudatari decidono che Katsuyori Takeda, il figlio del defunto, è l’unico in grado di guidare il clan. Ma Katsuyori confida troppo nelle proprie possibilità e muove con tutto l’esercito contro i nemici. Questi non aspettavano altro che una prima mossa dei Takeda.
    - I baroni tentano inutilmente di dissuadere il nuovo signore. Yeyasu e Nobunaga hanno fortificato una posizione inespugnabile a Nagashino. Katsuyori lancia testardamente le sue forze in un assalto allo scoperto contro uno spiegamento di fucilieri; i generali, che vedono la disparità di forze, si sottomettono al sacrificio. Una dopo l’altra, due ondate di cavalleria e una di fanteria si lanciano all’aperto contro le posizioni fortificate e vengono sterminate prima ancora di entrare in contatto.
    - È la fine del clan Takeda. Il kagemusha, che ha seguito l’esercito di nascosto fino a Nagashino, cerca una morte inutile sul campo di battaglia, lasciandosi colpire a morte dalle armi da fuoco.

    Critica
    Dopo l'esperienza della produzione sovietica di Dersu Uzala - Il piccolo uomo delle grandi pianure, girato in Siberia, Kurosawa vorrebbe portare sullo schermo le Memorie dal sottosuolo di Dostoevskij, ma abbandona il progetto giudicato troppo impegnativo. Accarezzata, e rimandata, una trasposizione da Shakespeare (il Re Lear che diventerà il suo film successivo, Ran), il regista si immerge nell'immaginario del XVI secolo, al tempo della riunificazione nazionale del Giappone.
    - Già nel 1944, durante la guerra, avrebbe voluto affrontare il soggetto, stimolato dalla possibilità di ricostruire la battaglia di Shidaragahara (設楽原, attualmente Shinshiro), ma i cavalli erano requisiti per le operazioni belliche; aveva quindi ripiegato sul soggetto di Quelli che camminavano sulla coda della tigre (1945).
    - La produzione fu possibile grazie all’interessamento di Francis Ford Coppola e George Lucas, ammiratori del regista giapponese; il film rappresenta il maggiore successo commerciale di Kurosawa.
    - A Shidaragahara (1575), Takeda Katsuyori, figlio del defunto Shingen, lanciò l'esercito in un insensato attacco frontale contro le posizioni fortificate di Oda Nabunaga. Costui aveva rivoluzionato l'arte della guerra in Giappone introducendo l'uso sistematico delle armi da fuoco: i suoi fucilieri a Shidaragahara sterminarono non solo la fanteria e la cavalleria Takeda, ma l'intero clan con tutti i vassalli.
    - La ricerca sul colore raggiunge in questo film effetti sorprendenti, grazie soprattutto alle vivide uniformi militari e alle bandiere che ogni soldato porta sulla schiena (rosso sangue, vede brillante, azzurro, giallo), colori molto saturi sullo sfondo arido del paesaggio. La pellicola dà i risultati migliori nelle scene di massa girate con la luce incidente, all'alba o al tramonto, e soprattutto nella ricostruzione della battaglia notturna, durante la quale dona al film il grandioso tono epico di un affresco medioevale.
    - La scena finale della battaglia di Nagashino invece è risolta dal regista attraverso lo sguardo del kagemusha e di Katsuyori, che osserva a distanza: si sentono i colpi d’arma da fuoco, le urla, si vedono i fucilieri, ma soltanto dopo il terzo attacco suicida viene mostrato il campo di battaglia con il tappeto di caduti, i feriti ricoperti di sangue, i cavalli agonizzanti.
    - Le sequenze da citare sarebbero parecchie: la battaglia notturna e l'ecatombe conclusiva entrano di diritto a far parte dell'ideale antologia delle battaglie cinematografiche. Per l'arditezza degli scorci, dei volumi, delle prospettive e la potente scansione ritmica sono accostabili a La battaglia di San Romano di Paolo Uccello.

    Curiosità
    Nel piano sequenza iniziale, l'attore Tatsuya Nakadai interpreta contemporaneamente i ruoli del principe Shingen Takeda e del ladruncolo.

    Riconoscimenti
    • 1981 - Premio Oscar
      Nomination Miglior film straniero (Giappone)
      Nomination Migliore scenografia a Yoshirô Muraki
    • 1981 - Golden Globe
      Nomination Miglior film straniero (Giappone)
    • 1980 - Festival di Cannes
      Palma d'Oro a Akira Kurosawa
    • 1981 - Premio BAFTA
      Migliore regia a Akira Kurosawa
      Migliori costumi a Seiichiro Momosawa
      Nomination Miglior film a Akira Kurosawa e Tomoyuki Tanaka
      Nomination Migliore fotografia a Takao Saitô e Shôji Ueda
    • 1981 - Premio César
      Miglior film straniero a Akira Kurosawa
    • 1980 - National Board of Review Award
      Migliori dieci film
    • 1981 - David di Donatello
      Miglior regista straniero a Akira Kurosawa
      Miglior produttore straniero a Francis Ford Coppola e George Lucas
    • 1981 - Mainichi Film Concours
      Miglior film a Akira Kurosawa
      Migliore regia a Akira Kurosawa
      Miglior attore protagonista a Tatsuya Nakadai
      Migliore scenografia a Yoshirô Muraki
      Miglior colonna sonora a Shinichirô Ikebe

    Fonte: WIKIPEDIA


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    Messaggio Da APUMA Lun Ago 11, 2014 8:16 am

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    Messaggio Da APUMA Lun Ago 11, 2014 8:18 am

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    Messaggio Da APUMA Mar Ago 12, 2014 8:48 am

    Shingen Takeda

    Shingen Takeda (武田信玄) (1 dicembre 1521 – 13 maggio 1573) è stato un militare giapponese. Fu un preminente daymio giapponese, signore della provincia di Kai, con un prestigio militare eccezionale nel tardo periodo Sengoku.

    Le gesta militari del clan Takeda, dalla nascita di Takeda Shingen fino alla morte di suo figlio Takeda Katsuyori sono trattate nel Kōyō Gunkan.
    Fonte: WIKIPEDIA


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    Messaggio Da APUMA Mar Ago 12, 2014 8:54 am

    I Ventiquattro Generali di Shingen Takeda

    I ventiquattro generali (武田二十四将, Takeda Nijūshi-shō) sono stati uno dei tanti gruppi storicamente conosciuti di comandanti militari del periodo Sengoku in Giappone. Questi uomini erano i più fidati comandanti delle truppe di Takeda Shingen. Un terzo di loro perse la vita durante le diverse fasi della celebre battaglia di Nagashino del 1575, nella quale guidarono le forze di Takeda contro Oda Nobunaga.

    I ventiquattro generali
    • Akiyama Nobutomo - attivo durante l'invasione della Provincia di Shinano, e secondo in comando dell'esercito Takeda, era uno dei pochi fuori dal controllo diretto di Takeda, perché non amava essere sotto l'autorità.
    • Amari Torayasu - morì nella battaglia di Uedahara del 1548.
    • Anayama Nobukimi - dopo la battaglia di Mikatagahara e la battaglia di Nagashino, passò dalla parte di Tokugawa Ieyasu e lo aiutò a sconfiggere Takeda Katsuyori.
    • Baba Nobuharu - combatté la battaglia di Mikatagahara e comandò l'avanguardia dell'ala destra dell'esercito Takeda nella Battaglia di Nagashino, nella quale perse la vita.
    • Hara Masatane - morì nella battaglia di Nagashino del 1575.
    • Hara Toratane - participó alle diverse battaglie di Kawanakajima, nelle quali si scontrò con le truppe di Uesugi Kenshin; morì nella quinta ed ultima battaglia di Kawanakajima.
    • Ichijō Nobutatsu - fratello più giovane di Shingen, prese parte alla Battaglia di Nagashino.
    • Itagaki Nobukata - morì nella battaglia di Uedahara del 1548.
    • Kōsaka Danjō Masanobu - ebbe un ruolo di spicco durante la quarta battaglia di Kawanakajima, ma non fu presente a Nagashino; si ritiene sia stato l'artefice di gran parte del Kōyō Gunkan.
    • Naitō Masatoyo - presente sia a Mikatagahara, dove guidò una carica verso le truppe Tokugawa, che in prima linea a Nagashino; nel corso di questa battaglia, fu colpito più volte da frecce, ed infine decapitato da Asahina Yasukatsu.
    • Obata Toramori - nel corso di 30 battaglie subì una quarantina di ferite. Dopo la quinta battaglia di Kawanakajima nel 1561, fece ritorno al castello di Kaizu dove, a causa di una malattia relativamente avanzata morì nel giugno di quello stesso anno.
    • Obata Masamori - condusse il contingente principale (500 unità di cavalleria e 1 000 ashigaru al centro dello schieramento) nella battaglia di Nagashino, nella quale perì.
    • Obu Toramasa - conosciuto come la tigre selvaggia di Kai, fu sospettato di manipolare il figlio di Takeda Shingen, Takeda Yoshinobu e nel 1565 gli fu ordinato di commettere seppuku.
    • Oyamada Nobushige - prese parte alle battaglie di Kawanakajima, Mikatagahara, Nagashino e Temmokuzan; nel 1582 tradì il clan Takeda, ma quando entrò nel campo del clan Oda fu giustiziato da Horio Yoshiharu, un ufficiale di Oda Nobunaga.
    • Saigusa Moritomo - prese parte alle battaglie di Mikatagahara e Nagashino; morì in quest'ultima nel 1575.
    • Sanada Yukitaka - nonno del leggendario samurai Sanada Yukimura, daimyō della provincia di Shinano fu sottomesso a Shingen dopo una lunga e difficoltosa lotta.
    • Sanada Nobutsuna - figlio maggiore di Sanada Yukitaka, comandò 200 samurai a cavallo nella battaglia di Nagashino, in cui perse la vita.
    • Tada Mitsuyori - prese parte a più di 29 battaglie sotto il comando di Shingen; morì malato nel 1563.
    • Takeda Nobushige - fratello minore di Shingen, morì nella quarta battaglia di Kawanakajima nel 1561.
    • Takeda Nobukado - fratello di Shingen, morì al comando di truppe al centro dello schieramento Takeda nella battaglia di Nagashino.
    • Tsuchiya Masatsugu - combatté a Mikatagahara; cadde nella battaglia di Nagashino. I suoi tre figli seguirono Takeda Katsuyori fino alla morte nella battaglia di Temmokuzan nel 1582.
    • Yamagata Masakage - fratello minore di Obu Toramasa, era conosciuto per la sua abilità in battaglia e per la sua armatura rosso fuoco; combatté a Mikatagahara e prese parte all'Assedio di Yoshida. Perse la vita nella battaglia di Nagashino nel 1575, insieme alla sua famosa unità di cavalleria in armatura rosso fuoco.
    • Yamamoto Kansuke - stratega della quarta battaglia di Kawanakajima, nella quale morì.
    • Yokota Takatoshi - morì nell'Assedio di Toishi del 1550.

    Fonte: WIKIPEDIA


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    Messaggio Da APUMA Mar Ago 12, 2014 8:59 am

    Daimyo

    Il daimyō era la carica feudale più importante tra il XII secolo e il XIX secolo in Giappone. Dopo la Restaurazione Meiji nel 1869 i daimyō si unirono alla nobiltà (kuge 公家) per formare un unico gruppo aristocratico: il kazoku (華族). Il termine daimyō letteralmente si traduce dal giapponese: "grande nome" (大名).
    - Gli appartenenti a questa carica appartenevano ad uno di questi tre gruppi principali:

    • tozama daimyō (chi aveva accettato di mettersi al servizio di Tokugawa Ieyasu in seguito alla Battaglia di Sekigahara (1600)),
    • fudai daimyō (chi prima di quella battaglia era già vassallo dei Tokugawa),
    • e shinpan (chi era parente dei Tokugawa).

    I tozama daimyō possedevano i feudi maggiori, come l'han di Kaga nella prefettura di Ishikawa, controllato dal clan Maeda e valutato 1.000.000 di koku. Altri famosi clan tozama includevano i Mori della provincia di Choshu, i Shimazu di Satsuma, i Date di Sendai, gli Uesugi di Yonezawa e gli Hachisuka di Awa. Inizialmente i Tokugawa li considerarono come potenzialmente ribelli, ma per la maggior parte del Periodo Edo i matrimoni tra Tokugawa e clan tozama, così come politiche di controllo come il sankin kotai, produssero relazioni pacifiche.
    - Alcuni fudai daimyō, come gli Ii di Hikone, possedevano grandi han, ma molti erano piccoli. Lo shogunato piazzò molti fudai in posizioni strategiche per sorvegliare le strade di commercio e di accesso a Edo. Inoltre molti fudai daimyō assunsero posizioni di potere nello Shogunato Edo, alcuni salendo fino al rango di roju.
    - Gli shinpan erano parenti di Ieyasu, come i Matsudaira, o discendenti di rami cadetti di Ieyasu. Diversi shinpan, inclusi i Tokugawa di Owari (Nagoya), Kii (Wakayama) e Mito, così come i Matsudaira di Fukui e Aizu, possedevano grandi han.
    - Durante il periodo Edo, i Tokugawa forzarono tutti i daimyō a trascorrere un anno ogni due a Edo, lasciando i membri della famiglia indietro nel loro han. Questo incrementò il controllo politico e fiscale detenuto dai daimyō di Edo. Questa politica era chiamata sankin kōtai.
    - Il termine daimyō viene alle volte utilizzato per riferirsi alla figura prominente di tali clan, detti anche "signori della guerra". Lo shogun, o il reggente, veniva di solito scelto, sebbene in maniera non esclusiva, tra questi signori della guerra.

    Fonte: WIKIPEDIA


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