[Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]Anche quest’anno il fenomeno televisivo dell’estate è «Last Cop – L’ultimo sbirro». Ogni mercoledì sera su Rai1, le indagini del poliziotto tedesco Mick Brisgau incollano davanti al video oltre tre milioni di telespettatori. Il pubblico italiano, ma anche quello di Francia e Spagna, Paesi dove la serie sta andando in onda con altrettanto successo, è affascinato dalle imprese portate a termine dallo stralunato e prestante Mick.
A interpretarlo è Henning Baum, un attore di cui non si sente parlare spesso anche perché è un tipo molto riservato, soprattutto per quanto riguarda la sua vita privata (è sposato e ha due figli) che tiene lontana dai riflettori.
Baum non rilascia volentieri interviste, ma per Sorrisi ha fatto un’eccezione: «Come potrei trascurare il pubblico italiano?» esordisce. «Sono cresciuto a pane e western grazie ai film del vostro Sergio Leone! Per non parlare della serie “La piovra” di cui non ho perso una puntata quando la trasmisero in Germania: la trovai stupenda. Il mio successo lo devo anche al protagonista Michele Placido, al quale ancora oggi mi ispiro e che mi fece appassionare a questo lavoro».
Torniamo a «Last Cop»: a che cosa si ispira per interpretare Mick?
«All’Odissea di Omero: leggo e rileggo sempre le epiche imprese di Ulisse. In fondo anche Mick, come lui, si ritrova dopo vent’anni ad affrontare un mondo molto diverso da quello che aveva lasciato, e usa l’astuzia e l’intelligenza per risolvere i suoi casi. Un po’ come fece Ulisse per beffare Polifemo».
Lei è entrato anche nella squadra degli autori del telefilm.«Lo sono diventato dopo le prime due stagioni, ma mi occupo soprattutto di sviluppare il mio personaggio. Questa mattina per esempio, prima di parlare con lei, ho scritto alcune scene della quinta stagione, che inizieremo a girare in autunno e sarà l’ultima».
Ma come? «Last Cop» si conclude proprio all’apice del successo?«Proprio così. Bisogna avere la forza di uscire di scena non per esaurimento, ma per libera scelta».
Ci anticipa qualcosa degli episodi che vedremo prossimamente?
«Nella quarta stagione Mick subirà una metamorfosi inaspettata: deluso dai falsi amici, si rifugerà nella foresta per condurre una vita alla Robinson Crusoe».
Un’ottima occasione per mostrare i muscoli: sa di essere un sex symbol?«No, per carità, quelli vanno e vengono… Io sono solo una persona sportiva, che si allena tutte le mattine, praticando sempre una disciplina diversa: nuoto, boxe, stretching, yoga. Oggi, per dire, ho iniziato la giornata con una corsa di dieci chilometri».
Lei ha anche il porto d’armi. Le è stato utile per interpretare Mick?«Non direi, visto che fino a oggi Mick ha sparato un solo colpo di arma da fuoco. Lui i casi preferisce risolverli usando la testa».
Ho letto che Sylvester Stallone vuole realizzare una versione americana della serie. Vi siete sentiti?
«Ho letto anch’io la notizia, ma a oggi Stallone non mi ha ancora chiamato. Immagino che voglia fare qualcosa di simile, ma con un budget molto più elevato del nostro».
Se «Last Cop» chiude i battenti, lei che cosa farà?«Tanto per cominciare, fra due settimane sarò nella Repubblica Ceca per girare un film storico dedicato a Goetz Von Berlichingen, un soldato di ventura vissuto a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento, reso famoso da una tragedia di Goethe. Si tratta di una megaproduzione europea che molto probabilmente vedrete anche in Italia. E poi finalmente vorrei viaggiare un po’: in gioventù sono stato in Asia, Stati Uniti e Sud America, ma conosco pochissimo l’Europa. Si rende conto che non ho ancora visitato Roma!?».
Non si è quindi formato con i telefilm polizieschi del suo Paese?«Da ragazzo seguivo molto “Tatort”, la serie tedesca più longeva, nella quale successivamente ho avuto la fortuna di lavorare. Non sono mai stato invece un fan di “Derrick”, che ho sempre trovato molto noioso, e nemmeno di “Rex”. La mia formazione, comunque, è essenzialmente teatrale: mi sono diplomato recitando “La brocca rotta”, una commedia di Heinrich von Kleist. Trovo che l’esperienza sul palcoscenico sia fondamentale per un attore: ti insegna a liberare la mente».