Da thomas Ven Giu 15, 2012 10:19 am
VECCHI E GIOVANI SI CAPISCONO?
Quanti sono, oggi, coloro i quali hanno compreso che amare e rispettare gli anziani vuol dire fare il bene della società oltre che di se stessi?
Pochi e, molto spesso, in modo insufficiente, sbagliato o addirittura improprio.
La vecchiaia non dovrebbe essere considerata alla stregua dell’ultimo “irreversibile” periodo che precede la morte, bensì come una fase dell’esistenza che, in ogni caso, merita di essere vissuta con la stessa intensità emotiva con cui si è trascorsa l’adolescenza, la giovinezza, la maturità.
I giovani scambiano spesso una persona matura per “vecchia”. Non sarebbe male convincerli dell’inesattezza di tale valutazione, vieppiù ai fini di una migliore reciproca considerazione e di un proficuo impiego delle rispettive esperienze e versatilità.
La scuola, si sa, non riesce a colmare i vuoti di conoscenza generazionale e, quindi, gli anziani potrebbero essere un efficace e importante correttivo. Andrebbero valorizzati, a tal fine, mediante l’istituzione di periodici incontri con le scolaresche, anche a livello didattico.
Non sarebbe male che i ricordi e le esperienze degli anziani, atteso che rappresentano un patrimonio che non va sciupato o un testamento che non va disatteso, fossero incanalati proficuamente.
È risaputo, infatti, che l’anziano tende a divenire ipocondriaco, a chiudersi nel proprio mondo di ricordi, di ansie, di paure, ad essere refrattario ad ogni formalistico contatto, quasi a non volere disturbare o farsi disturbare dal prossimo, pur se è cosciente delle angustie che deve affrontare. In lui è certamente forte la preoccupazione di essere considerato un indesiderato “ospite”, proprio nell’ambito di quel contesto familiare cui prima ha dedicato, nel bene e nel male, le proprie energie e nel quale ha riversato i propri affetti. Il rischio più grave, diviene allora quello che l’anziano possa convincersi di essere di peso agli altri, di non essere più in grado di mantenere autonomi rapporti sociali, di non potere più soddisfare gli istintivi richiami.
Guai a quei giovani che non accettano gli anziani e che non s’impegnano per comprenderne le naturali esigenze.