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    Il Barocco

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    Messaggio Da APUMA Ven Gen 02, 2015 10:25 am

    Barocco

    Il barocco è il termine utilizzato per indicare un movimento culturale nato a Roma, in Italia, costituito dalla letteratura, dalla filosofia, dall'arte e dalla musica barocca, caratteristiche del XVII secolo e dei primi decenni del XVIII secolo. Per estensione, si indica quindi col nome «barocco» il gusto legato alle manifestazioni artistiche di questo periodo, in particolare quelle più legate all'estrosità e alla fantasia. Tuttavia, da un punto di vista artistico, questa epoca è percorsa anche da una corrente classicista e in generale il linguaggio classico rimane il punto di riferimento comune degli artisti di ogni tendenza. Riguardo alla derivazione del termine ci sono tre ipotesi possibili:

    • Deriva dalla figura più complessa del sillogismo aristotelico, il "baroco";
    • Attraverso il francese baroque, attestato in Francia nel XVII secolo nel significato di "stravagante, bizzarro";
    • Deriva dal portoghese barroco, con riferimento ad una perla irregolare.

    L'uso del termine, da parte di critici e storici dell'arte, risale alla seconda metà del Settecento, riferito in un primo tempo alle arti figurative e successivamente anche alla letteratura. Inizialmente il termine ha assunto un senso negativo e solo verso la fine dell'Ottocento è iniziata una rivalutazione del barocco grazie ad un contesto culturale europeo, dall'impressionismo al simbolismo, che evidenziava agganci con l'epoca barocca.

    Inquadramento storico
    Per Barocco s'intende il periodo storico che inizia dopo la lunga fine del Rinascimento italiano, anche se la definizione "barocco" è cosa di due secoli fa. Già alla fine del Cinquecento il barocco è nell'aria da un po', si vede la nascita dello strumento musicale barocco per eccellenza, il clavicembalo, ma prima di lui quello della prima metà del cinquecentesco, già "riccioluto" come il segno distintivo del barocco nell'architettura, nella pittura e nei nuovi virtuosismi musicali. Nelle arti il barocco comprende un arco di tempo piuttosto lungo ma si può definire veramente barocco, quello puro, il periodo che va dalla fine del Cinquecento al 1650-1670. Nella musica in realtà si sconfina abbondantemente nel 1700 quando hanno già preso forma nella pittura e nell'architettura il barocchetto e il rococò (Luca Castoldi). Il Seicento è un secolo complesso e contraddittorio. Tuttavia è possibile evidenziare alcuni fattori che hanno influenzato la mentalità del secolo e di conseguenza anche l'arte. Fra questi di particolare rilievo è stato lo sviluppo tecnico e scientifico, le scoperte geografiche e la nuova concezione del cosmo da essa derivata. L'uomo antico riteneva che la terra fosse piatta e al centro dell'universo. Scienziati come Galileo Galilei sostenevano che la Terra girasse intorno al Sole e che l'universo fosse immenso e l'uomo un piccolo punto nell'immensità.

    Il Seicento e Il Settecento
    L'arte è un aspetto fondamentale nella cultura del Seicento, un'epoca che ama rappresentarsi e celebrarsi fastosamente. I maggiori committenti sono la Chiesa, soprattutto quella cattolica (ma anche alcune chiese riformate), i sovrani, i principi e le istituzioni civili, come pure la borghesia, sia attraverso l'architettura che la pittura.

    La vita nel barocco
    I nobili del barocco avevano uno stile di vita sfarzoso e tendente all'esagerazione e all'eleganza. Famosi sono i banchetti importanti dove i nobili spendevano i loro averi per organizzare cene al limite della ricchezza. Si univa a questa sfarzosità l'elegante musica dell'epoca. L'elemento fondamentale della vita nell'epoca barocca era il lusso che caratterizzava il modo di vivere. Di contrasto a questo modo di vivere c'era la seconda parte della società basata sulla severità e sull'istruzione di cui facevano parte piccoli proprietari terrieri. Uno dei maggiori esponenti fu Luigi XIV di Francia o anche detto "Re Sole".

    La poetica barocca
    Posto in connessione con la controriforma, il Barocco si realizza come l'ultimo stile unitario europeo, pur con le differenze delle singole letterature, nello sperimentalismo del linguaggio e nella retorica, concependo la forma come forma “aperta” e libera, che si esprime di volta in volta nel concettismo, o nel marinismo, eufuismo, preziosismo e secentismo delle varie correnti nazionali, in quanto modi efficaci di visualizzare il concetto, la musica (con l'oratorio o la musica sacra) e l'arte danno forma all'Infinito e alla ricerca di esso attraverso il principio della meraviglia, l'uso abbondante della metafora e del simbolo, l'illusione del sogno e la prospettiva della metamorfosi universale della realtà, il Barocco si specifica anche nel gusto dell'enciclopedia e del collezionismo come amore per ogni dettaglio del reale. La meditazione intorno alla poetica aristotelica finisce con il dissolverne il carattere razionalistico e programmatico, suggerendo nuovi modi di intendere il concetto di imitazione, che viene interpretata come “finzione”. Comincia ad affermarsi un ideale retorico dell'arte poetica, al quale viene sottomessa la ricerca di ogni genere di strumenti stilistici e tematici: la decorazione, l'oscurità, la magnificenza, le prime forme di acutezza e di concettismo, l'amplificazione, i primi tentativi di cogliere l'inquietudine delle cose, già non più stabili e certe.
    Questa rappresenta così il deciso rifiuto del canoni dell'estetica classicistica.

    La letteratura barocca
    La letteratura del Seicento si ispirò liberamente alla cultura tardo-rinascimentale del secolo precedente. Il Barocco si diffuse ben presto in tutta Europa. La concezione della poesia come gioco, ornamento, bella apparizione, bizzarria caratterizzarono l'arte e la letteratura del periodo. La cultura letteraria del Barocco doveva insistere su una costante rottura delle regole. Tra le caratteristiche del Barocco si distinse la trattazione di temi considerati insoliti quali il brutto, il grottesco, il deforme, il macabro. Nel Barocco l'intellettuale non può affrontare i temi a lui preferiti perché con l'avvento della Controriforma i temi adoperati si ridussero notevolmente. I letterati di questo periodo si esprimono con un linguaggio così raffinato da fare questo il loro maggior pregio artistico. Data la riduzione dei temi il maggior intento degli intellettuali era quello di far recepire al lettore il vero significato dei loro testi. La letteratura barocca si distingue dalle correnti precedenti in quanto costituisce un genere letterario sperimentale, grazie al quale vengono impiegate per la prima volta forme di espressione artistica che apriranno la strada all'Illuminismo. Inoltre i letterati tendono sempre ad arricchire il contenuto del testo fino a renderlo un insieme di idee e fantasie.

    La filosofia barocca
    Nell' epoca barocca la filosofia assume dei nuovi connotati rispetto all'epoca precedente. Nel periodo precedente, il Rinascimento, la realtà e l'universo venivano espressi in modo assoluto, grazie alla concezione divina delle Sacre Scritture. Questo modo di confrontarsi con la realtà entrò in crisi a causa dell'inizio delle ricerche scientifiche, che portò l'uomo a conoscere un infinito mondo, l'universo. L'uomo iniziò a confrontarsi con una realtà nuova e scoprì che la conoscenza era infinita, come la realtà. Inoltre l'uomo si rese conto che con la ragione avrebbe potuto comprendere ogni cosa e illuminare i luoghi bui della conoscenza, gettando le basi dell'Illuminismo del Settecento. L'uomo di fronte a questo universo può solo porsi in modo relativo, poiché non può cogliere la realtà in modo assoluto. Ecco che allora il filosofo può procedere stabilendo delle relazioni ambigue e sottili tra tutte le cose.

    La musica barocca
    La musica nel Barocco si svolse e progredì nella sua struttura, con aspetti di differente complessità rispetto alle arti figurative, tanto da poter chiaramente affermare che il fenomeno del Barocco musicale si pone in maniera netta e differente rispetto alla pittura, alla scultura, all'architettura, nonché alle lettere. Ciò per via del raggiungimento di maturità e compiutezza del suo linguaggio a mezzo del temperamento equabile, raggiungibile sugli strumenti a tastiera e che successivamente coinvolse i rimanenti. Tale progetto che musicisti e matematici portarono a compimento nella seconda metà del secolo XVII, nei suoi risultati arrivò ad intersecare con tale pregnanza le problematiche del gusto e dell'estetica del tempo e che fino al secolo precedente si erano sviluppati, modellando una concezione artistica i cui risultati oggi ritroviamo nella voce di Classicismo musicale. Nonostante tali consolidamenti che portarono certezze e regole ben definite rispetto al passato, l'estetica barocca musicale del primo Seicento ragiona su ciò che tale periodo ha voluto esprimere: la negazione stessa delle regole e delle certezze, la loro asimmetria, il contraddire, lo stupefare, il meravigliare. L'età barocca si caratterizza per una gran ricchezza di correnti e scuole; ha scopo di stupire e meravigliare il pubblico, con un ampio sfruttamento dell'abbellimento. In tale periodo si svilupparono in Europa la musica strumentale (sonate, concerti, ecc.), e si consolidò quella operistica che ebbero nell'Italia e, successivamente (secolo XVIII), anche nel mondo anglosassone, i massimi centri di irradiazione. Varie sono le correnti che si imposero all'epoca, da quelle che risentivano della musica popolare a quelle galanti, caratterizzate da una grande vivacità e varietà coloristica e fonica. A Venezia è nato il primo teatro pubblico a pagamento "San Cassiano" nel 1637 mentre l'opera nasce a Firenze. È il periodo d'oro del clavicembalo, lo strumento più importante dell'epoca, per cui furono scritte migliaia di stupende composizioni. Si pensi che il solo Domenico Scarlatti ne scrisse ben 555.
    Fonte: WIKIPEDIA


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    Messaggio Da APUMA Ven Gen 02, 2015 10:29 am

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    Messaggio Da APUMA Ven Gen 02, 2015 3:21 pm

    Il "Ratto delle Sabine" di Lucchese.
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    Messaggio Da APUMA Ven Gen 02, 2015 3:33 pm

    "I Bari" del Caravaggio.
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    Messaggio Da APUMA Ven Gen 02, 2015 3:39 pm

    "Giuditta e Oloferne" del Caravaggio.
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    Messaggio Da APUMA Ven Gen 02, 2015 3:47 pm

    "Danae" di Artemisia Gentileschi.
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    Messaggio Da APUMA Sab Gen 10, 2015 10:24 am

    - "Allegoria delle Benedizioni di Pace" di Rubens -
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    Messaggio Da APUMA Lun Gen 19, 2015 3:18 pm

    "Estasi della Beata Ludovica Albertoni" di Gian Lorenzo Bernini
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    Messaggio Da APUMA Dom Gen 25, 2015 10:08 am

    Il Sepolcro di Alessandro VII
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    Il Sepolcro di Alessandro VII è il monumento funebre di papa Alessandro VII Chigi, fastosa opera di Gian Lorenzo Bernini, realizzata dal 1672 al 1678 con la collaborazione dei suoi allievi sui magistrali disegni e bozzetti dell'ormai ultrasettantenne artista. Si trova nella basilica di San Pietro in Vaticano, più precisamente nell'ambulacro, superato il transetto sinistro, sopra una porta lignea che conduce verso l'esterno, nella Città del Vaticano.

    Il sepolcro, a differenza di quello di papa Urbano VIII e di altri, che mostrano il papa seduto imperiosamente sul proprio trono, è composto da una statua raffigurante il pontefice inginocchiato ed assorto in preghiera, il cui basamento sovrasta un ampio ed elegante drappo in marmo rosso, sul quale si appoggiano con leggerezza le statue delle personificazioni di Carità e Verità (a sinistra) e di Giustizia e Prudenza (a destra). Al centro, da sotto il magnifico drappo marmoreo emerge, con il capo ancora parzialmente celato come a volersene liberare, uno scheletro che impugna, sollevandola nella mano destra, una clessidra dorata, simboleggiante lo scorrere lento ed implacabile della vita terrena.

    Da molti viene considerato come uno tra i più spettacolari esempi del Barocco romano, sia per la bellezza della composizione, articolata su più livelli, sia per l'armonioso accostamento di marmi policromi utilizzati per le diverse parti che lo compongono.
    Fonte: WIKIPEDIA


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    Messaggio Da APUMA Dom Gen 25, 2015 2:49 pm

    Gianlorenzo Bernini
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    Gianlorenzo Bernini nacque a Napoli nel 1598. Si formò alla bottega del padre Pietro Bernini Apollo e famoso scultore dell'epoca. I primi lavori dell'artista sono realizzati in collaborazione con il padre per cui in alcune opere ritroviamo la mano di entrambe gli artisti. Tre sono le opere con datazione certa che si collocano nella prima fase dell'attività di Gianlorenzo: la Capra Amaltea terminata nel 1615 che si rifà all'ellenismo alessandrino, poi il Priapo e la Flora. Altre opere che si affiancano a queste e realizzate da padre e figlio sono: il Putto con il dragone, la Fontana con il satiro e la pantera che si trova al museo di Berlino e il Gruppo bacchico del Metropolitan Museum di New York. Inoltre abbiamo le Quattro stagioni della Villa Aldobrandini nelle quali le bellissime nature morte sono dovute alla mano di Gianlorenzo. Intorno al 1618 l'artista è fortemente attirato dallo studio delle espressioni e dei riflessi emotivi; frutto di questo studio sono il San Lorenzo sulla Graticola, il San Sebastiano, il Putto morso da un pesce e Anima beata e Anima dannata. Con l'Anima beata l'artista rappresenta il volto di una fanciulla in estasi, mentre l'Anima dannata, probabilmente suo autoritratto, si rifà evidentemente alla Testa di Medusa del Caravaggio.
    Il gruppo scultoreo rappresentante Anchise, Enea e il figlio Ascanio, apre una serie di opere importanti della Galleria borghese: Il David, il Ratto di Proserpina, Apollo e Dafne. Il David è rappresentato nell'atto di lanciare la pietra, l'espressione del viso, rivela lo sforzo e la tensione del gesto. Nell'Apollo e Dafne le figure sono rappresentate nel momento in cui la ninfa Dafne si tramuta in albero.
    Si avverte la sensazione del movimento nello spazio delle figure accentuata dalle pieghe delle vesti, dalle foglie dell'albero che paiono investiti dal vento.
    Contemporanee alle opere di villa Borghese sono il Busto di Camilla Barbadori, i ritratti di Carlo Antonio dal Pozzo, Paolo V, Gregorio XV e il De Fox Montoya datato al 1621-1622.
    Nel 1623 Papa Urbano VIII gli commissionò il Baldacchino di San Pietro che eseguì dal 1624 al 1633. Il Baldacchino si erige sulla tomba di Pietro ed è sostenuto da quattro colonne tortili che si rifanno alle colonne del II secolo d.c che la basilica aveva ricevuto in dono da Costantino e che Bernini colloca a sostegno delle edicole centrali delle Logge delle Reliquie.
    Le Logge delle Reliquie furono realizzate dall'artista immediatamente dopo il Baldacchino cioè tra il 1633 e il 1641 e servivano a mostrare in determinate occasioni le reliquie contenute all'interno: la Lancia di San Longino, la testa di Sant' Andrea, il Volto Santo e una parte della Croce.
    Tra il 1628 e il 1647 realizzò sempre in San Pietro la Tomba di Urbano VIII; contemporaneamente eseguì i busti di Scipione Borghese e di Costanza Piccolomini Bonarelli.
    Sempre per Urbano VIII eseguì la Fontana della Barcaccia in piazza di Spagna e la Fontana del Tritone in piazza Barberini a Roma. Nel 1644 realizzò per Papa Innocenzo X Pamphilj la Fontana dei Quattro Fiumi a Piazza Navona a Roma e poco dopo il suo compimento Estasi di Santa Teresafinì anche l'Estasi di Santa Teresa nella cappella Cornaro in Santa Maria della Vittoria. L'intera cappella è realizzata secondo particolari accorgimenti scenografici: dalle logge laterali i defunti della famiglia Cornaro assistono alla scena dell'Estasi che si svolge sull'altare. Altre opere eseguite in seguito sono il Monumento di Suor Maria Raggi, la Verità della galleria Borghese e ancora i busti ritratto di Innocenzo X alla Galleria Doria Pamphilj e il busto di Francesco I d'Este nel Museo Estense di Modena.
    Durante il pontificato di Alessandro VII Chigi, Bernini sistema la zona dell'abside in San Pietro. Tra le grandissime paraste finge un'apertura con nuvole, raggi e angeli, al centro vi pone la Colomba dello Spirito Santo, mentre sul davanti la grandiosa Cattedra viene sorretta dai quattro Padri della Chiesa. Nel 1665 si recò in Francia dove eseguì il busto di Luigi XIV, lasciando l'esecuzione dei lavori per la Cattedra ai suoi assistenti.
    Tornato in Italia realizzò il monumento che si trova al centro di piazza della Minerva e di seguito la cappella del Perdono nel Duomo di Siena con le sculture di San Girolamo e la Maddalena.
    Nel 1667 a Papa Alessandro VII Chigi successo Clemente IX Rospigliosi che gli affidò la sistemazione del ponte davanti Castel Sant'Angelo. Per il ponte Bernini eseguì due dei dieci angeli previsti per le balaustre che furono giudicati troppo belli per essere esposti alle intemperie e quindi collocati nella chiesa di Sant'Andrea delle Fratte.
    Nel 1669 divenne Papa Clemente X Altieri sotto il pontificato del quale si inaugurò la Scala Regia ai piedi della quale si pose la statua di Costantino, nella quale l'artista rappresenta l'imperatore nel momento in cui ha la visione della Croce: rappresentato con un'espressione di stupore accentuata dal movimento del cavallo. Sullo sfondo rappresenta un tendaggio mosso dal vento che da un senso di profondità spaziale all'insieme. Eseguì poi alcune opere che danno l'impressione dell'interiorità e della passione: il monumento alla Beata Ludovica Albertoni in San Francesco a Ripa, il ritratto di Fonseca e gli Angeli nella Cappella del Sacramento in San Pietro.
    L'attività dell'artista si conclude sotto il pontificato di Innocenzo XI Odescalchi e l'ultima sua scultura è il Salvatore che si trova al Museo Chrysler a Norfolk in Virginia.
    Gianlorenzo Bernini morì nel 1680.
    Fonte: Storia dell'Arte


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    Messaggio Da APUMA Lun Gen 26, 2015 9:56 am

    "Enea, Anchise e Ascanio" di Gian Lorenzo Bernini.
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    Messaggio Da APUMA Lun Gen 26, 2015 10:08 am

    Caravaggio
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    Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, nasce a Milano nel 1571. Si forma presso la bottega del pittore Simone Peterzano nella città di Milano dove recepisce i modi di due tradizioni diverse: da un lato il realismo lombardo, dall'altro il rinascimento veneto, con il quale viene in contatto quando Peterzano lo porta con se in alcuni viaggi a Venezia, dove conosce l'arte del Tintoretto.
    A vent'anni si trasferisce a Roma, prima presso Lorenzo Siciliano, di seguito presso Antiveduto Gramatica, poi presso il Cavalier d'Arpino.
    Costui gli affida l'esecuzione di quadri di genere, rappresentanti fiori o frutta, genere disprezzato dagli accademici del tempo perchè ritenuti soggetti inferiori rispetto a dipinti in cui venivano rappresentate figure umane. Egli inventa un suo particolare repertorio dipingendo giovani presi dalla strada, messi in posa, accompagnati da cesti di frutta, calici e oggetti di vetro.
    Tra i primi dipinti dell'artista c'è il Bacchino malato, oggi alla galleria Borghese di Roma, dipinto nel 1591 circa, che viene considerato un autoritratto eseguito nel periodo in cui fu ricoverato in ospedale per malaria; inoltre, del primo periodo della sua attività sono: il Ragazzo morso da un ramarro, il Giovane con cesto di frutta e Bacco degli Uffizi. Rivela la sua predilezione per soggetti popolareschi e musicali nei dipinti come I bari, La buona ventura, Il suonatore di liuto. Esemplare è il Canestro di frutta, oggi a Milano alla Pinacoteca Ambrosiana, in cui rappresenta gli oggetti così come sono in realtà: la foglia secca, la mela bacata, senza cercare di abbellire la natura , ma rappresentandola così com'è.
    Il suo primo quadro di figure, dipinto nel 1595 circa, è il Riposo durante la fuga in Egitto, nel quale è chiaro il richiamo ai grandi maestri bergamaschi e bresciani come Savoldo, Lorenzo Lotto e Moretto. Ma è altrettanto evidente il richiamo alla cultura romana dimostrato dall'angelo rappresentato di spalle che è il perno dell'intera composizione. In questo periodo abbandona la bottega del Cavalier d'Arpino e passa sotto la protezione del cardinal Francesco Maria Del Monte che lo immette in un ambiente culturale molto più stimolante, esegue infatti in questo periodo Testa di Medusa, San Giovanni Battista, L'amore vittorioso, Giuditta e Oloferne. La sua maturazione verso uno stile personale è evidente soprattutto nei dipinti della cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi a Roma per la quale esegue tre dipinti: la Vocazione di San Matteo, il Martirio di San Matteo e San Matteo e l'angelo. Con il Martirio di San Matteo ha inizio la poetica caravaggesca del rapporto luce-ombra che poi si svilupperà nelle opere successive. Nel dipinto rappresentante la Vocazione di San Matteo il racconto è immerso nella realtà del tempo, con personaggi con abiti moderni. La luce è l'elemento caratterizzante l'intera opera. E' una luce soffusa che entra da una finestra fuori scena sulla sinistra illuminando il braccio del Cristo che emerge dall'ombra sulla destra. Il taglio della luce conduce l'occhio dello spettatore da destra verso sinistra, dal gruppo di personaggi al gesto di Cristo.
    Del dipinto rappresentante San Matteo e l'angelo esistevano due versioni, ma il primo fu rifiutato dai committenti perchè rappresentava un San Matteo popolano in atteggiamento ritenuto scandaloso all'epoca. Oggi questo dipinto è andato perduto. Prima di compiere quest'opera Caravaggio riceve la commissioni per altri due dipinti per la cappella Cerasi di Santa Maria del Popolo: Crocifissione di San Pietro e la Conversione di San Paolo. Il pittore interpreta i due avvenimenti sacri come fatti semplicemente umani eliminando ogni richiamo a schemi prefissati.
    Successivamente esegue per la chiesa di Santa Maria in Vallicella la Deposizione, oggi alla pinacoteca Vaticana. La composizione ha una struttura piramidale che ricorda le composizioni michelangiolesche.
    Esegue in questo periodo opere come la Madonna dei Pellegrini la Madonna dei Palafrenieri e la Morte della Vergine per Santa Maria della Scala in Trastevere, che fu rifiutata dai committenti per ragioni di decoro, oggi infatti il dipinto si trova al museo del Louvre. Tra il 1606 e il 1607 Caravaggio vive nella città di Napoli, qui si conservano alcune sue importanti opere la tela con Le sette opere di Misericordia, conservata al Pio monte di Misericordia e La flagellazione di Cristo, conservata al museo di Capodimonte.
    Nel 1608 Il pittore si trova a Malta dove viene nominato cavaliere, il gesto rappresenta una riabilitazione per la vita sregolata dell'artista che dovette fuggire da Roma dopo aver ucciso un uomo durante una rissa. Qui esegue quella che è la sua tela più vasta: la Decollazione del Battista. La scena è piuttosto spoglia, rappresenta un ambiente squallido, con colori spenti.
    Dopo essere stato espulso dall'ordine dei cavalieri di Malta fugge a Siracusa dove dipinge il Seppellimento di Santa Lucia e anche in questo caso, come nelle successive opere realizzate a Messina: La resurrezione di Lazzaro e l'Adorazione dei pastori, confermano la sua tendenza a lasciare grandi spazi vuoti su tele di dimensioni notevoli.
    Nel 1609 è di nuovo a Napoli dove viene ferito gravemente, qui esegue opere come Davide con la testa di Golia e Salomè con la testa di Battista.
    Nel 1610, sulla spiaggia di Port'Ercole, dove era in attesa di rientrare a Roma per ricevere la grazia, viene arrestato e incarcerato per 2 giorni, perchè scambiato per qualcun'altro, perdendo così tutti i suoi averi. Due giorni dopo sulla stessa spiaggia, cercando di recuperare le sue cose, morì di "febbre maligna", come scrive il Bellori. Era il 18 luglio del 1610 Caravaggio non aveva ancora 39 anni, pochi giorni dopo arriverà la grazia con il permesso di ritornare a Roma.
    Fonte: Storia dell'Arte


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    Messaggio Da APUMA Lun Gen 26, 2015 10:13 am

    "Scudo con Testa di Medusa" del Caravaggio
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    Messaggio Da APUMA Lun Gen 26, 2015 3:18 pm

    "Armida che tenta il Suicidio con un Dardo" di Alessandro Tiarini
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    Messaggio Da APUMA Lun Gen 26, 2015 3:26 pm

    "Trionfo nel Nome di Gesù" di Giovan Battista Gaulli
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    Messaggio Da APUMA Mar Gen 27, 2015 10:26 am

    Il Baldacchino di San Pietro
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    Il Baldacchino di San Pietro è un monumentale impianto architettonico barocco all'interno della basilica di San Pietro in Vaticano, ideato nel XVII secolo per segnare il luogo del sepolcro del santo, inserendosi sullo spazio semicircolare della confessione.

    Storia
    Fu realizzato da Gian Lorenzo Bernini tra il luglio 1624 e il 1633. L'incarico di realizzarlo fu la prima grande commissione pubblica che l'artista ottenne in seguito all'elezione di papa Urbano VIII nel 1623; l'opera venne inaugurata il 28 giugno 1633 dallo stesso papa.
    - Quella del Baldacchino è la prima impresa di Bernini in cui si fondono scultura e architettura a tal punto da creare una allegorica immagine di un oggetto, un catafalco processionale di grandezza monumentale, molto più grande del solito, e che sostituisse il consueto ciborio inserendosi nello spazio in maniera innovativa e scenografica, aprendo nuove prospettive all'architettura barocca.
    - Quest'impresa è il risultato di un lavoro di cantiere collettivo che vide coinvolti Francesco Borromini, suo assistente per la parte architettonica, il quale partecipò alla progettazione, e altri artisti celebri come gli scultori Stefano Maderno, Francois Duquesnoy, Andrea Bolgi, Giuliano Finelli, Luigi Bernini (fratello di Gian Lorenzo) e una schiera di fonditori e scalpellini.
    - Per realizzare l'opera vennero asportati e fusi gli antichi bronzi del Pantheon, consistenti nelle massicce travature del pronao. La scellerata decisione ispirò la celebre pasquinata Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini ("ciò che non fecero i barbari, fecero i Barberini") con la quale si voleva sottolineare la smisurata ambizione della famiglia del pontefice che, pur di autocelebrarsi con monumenti spettacolari, spendeva cifre enormi e neppure si fermava di fronte al danneggiamento di uno dei monumenti più importanti dell'antica Roma. L'autore della celebre "pasquinata" è stato identificato dal critico d'arte de L'Osservatore Romano, Sandro Barbagallo, in monsignor Carlo Castelli, ambasciatore del Duca di Mantova. A certificare l'identificazione di Sandro Barbagallo è il diario dello stesso Urbano VIII, conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana con il nome di Codice Urbinate 1647. A pagina 576v è così scritto: Dalle lingue malediche e detrattori di fama contaminata fu decantato lo spoglio d' un ornamento antico, benché ciò sia stato vero di haver levato quel Metallo, ma estimato ancor bene e posto, per essere stata ornata la Chiesa de' SS. Apostoli, e si è visto a tempi nostri sopra di questi Critici la maledizione di Dio, perché l'Agente del Duca di Mantova che fu Detrattore di aver affissi i Cartelli di quell' infame Pasquinata da famiglia Barbera ad Barberina, egli morse d'infermità e nel letto chiese perdono a Papa Urbano Ottavo.

    Descrizione
    « Sorgono scintillando per l'ombra le quattro colonne
    che nel pagano bronzo torse il Bernini a spire
    »
    (Gabriele D'Annunzio, In San Pietro, da Elegie romane)

    Le caratteristiche colonne tortili, alte 11 metri, sono composte di tre rocchi ciascuna, a cui si aggiungono i capitelli e i basamenti su cui sono raffigurate le fasi di un parto tramite le espressioni di un volto femminile;le colonne sono congiunte alla trabeazione attraverso quattro dadi che conferiscono al monumentale baldacchino un aspetto più slanciato ispirando un senso di grande leggerezza;le colonne sono tortili ad imitazione del Tempio di Salomone e della pergula della vecchia basilica e attraversate da elementi naturalistici bronzei come tralci di lauro (che alludono alla passione di papa Urbano VIII per la poesia), lucertole (simboli di rinascita e di ricerca di Dio) e api, che fanno parte dello stemma della famiglia papale (quella dei Barberini) e che si trovano anche nei basamenti marmorei. Questi quattro pilastri sono collegati da una trabeazione concava tipica del Barocco.L'elica scultorea formata dalle colonne tortili suggerisce un movimento ascendente che va dal basso verso l'alto in direzione della cupola di Michelangelo.
    - Per la parte superiore fu adottata la struttura a dorso di delfino, al fine di alleggerirne l'aspetto, e si aggiunsero statue (che furono disegnate da Francesco Borromini) di angeli e putti che reggono i festoni, mentre i drappi sotto la trabeazione sono in movimento come mossi dal vento; a sottolineare la commissione di un papa afferente alla famiglia Barberini, Bernini pose su uno dei lati del baldacchino un putto che alza al cielo un enorme corpo d'ape rovesciato; in cima fu collocato il globo con la croce; le statue sono animate in senso barocco e sono impreziosite cromaticamente, come il resto dell'opera, dall'uso della doratura.
    - È possibile ammirare delle copie del Baldacchino (simili e di dimensioni minori) presso la Cattedrale di San Feliciano di Foligno e presso la Cattedrale di San Vigilio di Trento.
    Fonte: WIKIPEDIA


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    Messaggio Da APUMA Mar Gen 27, 2015 10:27 am

    "Il Baldacchino di San Pietro" di Gian Lorenzo Bernini
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    Messaggio Da APUMA Mar Gen 27, 2015 3:19 pm

    Giovan Battista Gaulli
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    Giovan Battista Gaulli detto il Baciccio o il Baciccia (Genova, 8 maggio 1639 – Roma, 2 aprile 1709) è stato un pittore italiano.

    Biografia
    Formatosi in patria sotto la guida di Luciano Borzone (dove conobbe l'arte di Rubens e Anton van Dyck e dei quali assimilò la pennellata pastosa e libera e la vasta gamma di colori) e stabilitosi a Roma fin dal 1657, dopo aver perso la famiglia a causa della pestilenza scoppiata a Genova, Gaulli entrò presto nell'entourage di Gian Lorenzo Bernini, di cui divenne uno dei più dotati collaboratori, grazie anche ad una buona affinità temperamentale e di gusti.[1] Fu infatti Bernini a raccomandarlo per decorare i pennacchi della cupola di Sant'Agnese in Agone (dal cui cantiere Borromini era appena stato estromesso; 1668 - 1669) e ad introdurlo presso i Gesuiti, facendo sì che ottenesse il compito di decorare la Chiesa del Gesù (1674 - 1679), affrescandone la volta, il presbiterio e la cappella di Sant'Ignazio (che proprio in quegli anni veniva rifatta da Andrea Pozzo e ornata di statue da Pierre Legros).

    Il ciclo del Gesù, impensabile senza il completamento a stucco del ticinese Ercole Antonio Raggi (ma ultimamente è stata ipotizzata la regia di Bernini per l'intero impianto) è unanimemente considerato il capolavoro del Baciccio, per il vorticoso e vertiginoso moto dei personaggi che traboccano illusionisticamente dalla cornice, creando un unicum tra pittura, scultura, e architettura tipicamente barocco. Il Trionfo del nome di Gesù (questo il tema della decorazione della volta) può essere considerato il vero parallelo pittorico del berniniano Altare della Cattedra, fondale prospettico della Basilica di San Pietro. Alla Galleria Spada esiste un bozzetto (m. 1,81x1,12) dell'affresco.

    Fu sempre Bernini a richiederne l'operato per pale d'altare a Sant'Andrea al Quirinale e a San Francesco a Ripa (dietro alla celebre statua della Beata Ludovica Albertoni). Molti sono infatti i motivi stilistici ripresi direttamente dal grande scultore, in primo luogo il vorticoso movimento barocco che anima vistosamente figure e panneggi, ma anche il trasporto patetico dei personaggi raffigurati. Tra le sue fonti stilistiche non va dimenticato il grande Correggio.

    Dopo un breve ritorno in patria, per decorare il palazzo della Repubblica (ma la commissione non ebbe buon esito), il Baciccio rientrò trionfalmente a Roma, dove affrescò la volta della Basilica dei Santi Apostoli con il Trionfo dell'ordine francescano (1707) e diede inizio ad una serie di cartoni per i mosaici della cappella battesimale della Basilica di San Pietro (dopo la morte fu sostituito da Francesco Trevisani).

    Gaulli fu anche ritrattista di ottima qualità: fra i suoi effigiati ci sono Clemente IX, Clemente X, il cardinale Alfonso Litta, l'abate Giuseppe Renato Imperiali, Gian Lorenzo Bernini. Altre opere sue sono presenti a San Rocco in Augusteo (Madonna con Bambino e i santi Rocco e Antonio abate, del 1660 circa) a Santa Marta, Santa Maria in Campitelli, Santa Maria Maddalena, Palazzo Chigi, a Genova e ad Ascoli Piceno (Conversione di san Paolo, Morte di san Francesco Saverio).

    Contraltare della vorticosa e berniniana pittura di Gaulli fu quella, più eclettica e composta, di Carlo Maratta, che alla fine risultò la linea dominante di tutta l'arte romana del XVIII secolo.
    Fonte: WIKIPEDIA


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    Messaggio Da APUMA Mar Gen 27, 2015 3:37 pm

    "La Morte di S. Francesco Saverio" di Giovan Battista Gaulli
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    Messaggio Da APUMA Mar Gen 27, 2015 3:40 pm

    "Basilica di Santa Croce"
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    Messaggio Da APUMA Mer Gen 28, 2015 10:04 am

    Alessandro Tiarini
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    Alessandro Tiarini (Bologna, 20 marzo 1577 – 8 febbraio 1668) è stato un pittore italiano.

    La sua formazione si svolse presso Prospero Fontana, influenzato successivamente dall'opera di Bartolomeo Cesi, nel 1599 fu a Firenze, dove realizzò gli affreschi con Storie di san Marco, per l'omonimo convento, con colori freddi e chiari.
    Tornato a Bologna si avvicinò alla scuola dei Carracci, accogliendone le nuove istanze naturalistiche, avvicinandosi specialmente all'opera di Ludovico Carracci.

    Su sollecitazione di Ludovico Carracci per la Basilica di San Petronio eseguì il Martirio di santa Barbara.
    Nel 1611 realizzò l'Assunta per Budrio.
    Tra il 1613 e il 1614 dipinse per la Chiesa di San Giovanni Battista a Crevalcore Cristo pone sul capo di Santa Caterina da Siena la corona di Spine (olio su tela, cm 245 x 149).
    Del 1614 sono gli affreschi nella chiesa di San Michele in Bosco.
    Tra il 1614 e il 1618 realizzò per la chiesa di San Domenico il quadro con San Domenico che risuscita un bambino, con numerose figure di enormi dimensioni, di impostazione e illuminazione drammatica.

    Durante gli anni seguenti intensificò questa tendenza inserendo le sue figure in composizioni scure e di impressionante gravità, come nella Deposizione di Cristo nel sepolcro , opera realizzata per la chiesa di Sant'Antonio del Collegio Montalto e ora alla Pinacoteca Nazionale di Bologna e nel San Martino che fa risuscitare il figlio della vedova nella chiesa di Santo Stefano.

    A contatto con gli ambienti pittorici di Parma, Venezia e Ferrara e soprattutto con la rilettura dell'opera del Correggio, schiarisce la tavolozza mentre le figure acquistano monumentalità e maggiore naturalezza; ne sono esempi le Nozze mistiche di santa Caterina della Galleria Estense, gli affreschi in Palazzo del Giardino e in Sant'Alessandro a Parma e Rinaldo e Armida del Musée des beaux-arts di Lilla.

    Successivamente fu attivo a Reggio Emilia, eseguendo affreschi nella Basilica della Ghiara dei Servi di Maria, oltre a quadri per diverse chiese. È degna di nota la pala La SS. Trinità supplicata dalla Vergine, inizialmente posta nell'oratorio della Trinità, poi, in seguito alla distruzione dell'Oratorio, collocata nella Chiesa di San Pietro. La pala è caratterizzata da un'originale idea compositiva: accanto al Padre (riccamente vestito) in colloquio col Figlio (seminudo, coi segni della Passione), sui quali aleggia la colomba dello Spirito, vi è la figura della Vergine Maria, lievemente sfiorata dalla mano del Figlio, a significare forse il riconoscimento della maternità. L'opera è del 1633. Tiarini in questo periodo lavorò anche per chiese di Modena e di Pavia.

    Secondo Carlo Cesare Malvasia, si ritirò cedendo i propri pennelli ad Andrea Sirani, non riuscendo a tenere il passo di Guido Reni, allora tornato a Bologna da Roma.
    Fonte: WIKIPEDIA


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    Messaggio Da APUMA Mer Gen 28, 2015 10:08 am

    "San Giovanni battista che rimprovera Erode" di Alessandro Tiarini
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    Messaggio Da APUMA Mer Gen 28, 2015 3:22 pm

    REMBRANDT
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    Rembrandt Harmenszoon van Rijn /'rɛmbrɑnt 'hɑrmənsˌzo:n vɑn rɛɪ̯n/, noto solo come Rembrandt (Leida, 15 luglio 1606 – Amsterdam, 4 ottobre 1669) è stato un pittore e incisore olandese.

    Viene generalmente considerato uno dei più grandi pittori della storia dell'arte europea e il più importante di quella olandese. Il suo periodo di attività coincide con quello che gli storici definiscono l'età dell'oro olandese.

    Dopo aver ottenuto un grande successo fin da giovane come pittore ritrattista, i suoi ultimi anni furono segnati da tragedie personali e difficoltà economiche. I suoi disegni e dipinti furono popolari già durante la sua vita, la sua reputazione rimase alta e per vent'anni fu maestro di quasi tutti i più importanti pittori olandesi. I più grandi trionfi creativi di Rembrandt sono evidenti specialmente nei ritratti dei suoi contemporanei, nei suoi autoritratti e nelle illustrazioni di scene tratte dalla Bibbia. Sia nella pittura che nella stampa egli esibì una completa conoscenza dell'iconografia classica che modellò per adattarla alle proprie esigenze. Così, la rappresentazione di scene bibliche era costituita dalla sua conoscenza dei relativi testi, dall'influenza delle tematiche classiche e dall'osservazione della popolazione ebrea di Amsterdam. Per la sua comprensione della condizione umana, inoltre, fu definito "uno dei grandi profeti della civiltà".

    La vita
    Rembrandt Harmenszoon van Rijn nacque il 15 luglio 1606 a Leida nei Paesi Bassi. Era il quarto di sei figli sopravvissuti all'infanzia su dieci complessivi avuti dalla madre (il nono in ordine di nascita). La sua era una famiglia benestante nonostante il padre fosse un mugnaio e la madre la figlia di un fornaio (è dimostrato dai testamenti dei genitori deceduti rispettivamente nel 1630 e nel 1640). Da ragazzo frequentò la scuola di latino e si iscrisse quindi all'Università di Leida, anche se secondo un contemporaneo mostrava già un grande talento per la pittura: ben presto venne messo a bottega da uno dei pittori storici di Leida, Jacob van Swanenburgh. Dopo un breve ma importante periodo di apprendistato ad Amsterdam con il celebre pittore Pieter Lastman, Rembrandt aprì uno studio a Leida, che condivise con l'amico e collega Jan Lievens. Nel 1627 Rembrandt iniziò ad accettare a sua volta degli apprendisti, tra i quali Gerrit Dou.

    Nel 1629 Rembrandt fu scoperto dallo statista e poeta Constantijn Huygens, il padre di Christiaan Huygens (un celebre matematico e fisico olandese), che gli procurò importanti commissioni da parte della corte reale dell'Aja. Grazie a questo contatto, il principe Frederik Hendrik continuò ad acquistare dipinti di Rembrandt fino al 1646.

    Entro il 1631 Rembrandt si era creato una così buona reputazione da ricevere numerosi incarichi ad Amsterdam per la realizzazione di ritratti. Di conseguenza si trasferì in quella città andando ad abitare nella casa del mercante d'arte Hendrick van Uylenburgh. Questo trasferimento fu alla fine causa del suo matrimonio con la cugina di Hendrick, Saskia van Uylenburgh. Si trattò probabilmente di un matrimonio contratto sia per amore che per un avveduto calcolo economico: Saskia proveniva infatti da un'ottima famiglia e suo padre era stato avvocato e burgemeester (sindaco) di Leeuwarden. Quando Saskia, che era la sorella minore, era rimasta orfana era andata a vivere con la sorella maggiore a Het Bildt. Si sposarono nella chiesa locale, senza che i parenti fossero presenti.

    Nel 1639 Rembrandt e Saskia si trasferirono in una bella casa in Jodenbreestraat, nel quartiere ebraico, che è stata poi trasformata nel museo Rembrandthuis. Fu lì che Rembrandt spesso fece posare i suoi vicini ebrei per usarli come modelli per i quadri che rappresentavano scene dell'Antico Testamento. Anche se le cose andavano bene sotto il profilo economico, la coppia dovette affrontare diverse difficoltà personali: loro figlio Rumbartus morì nel 1635 solo due mesi dopo la nascita e nel 1638 morì invece a solo tre settimane la figlia Cornelia. Nel 1640 anche una seconda figlia, anch'essa chiamata Cornelia, morì a neppure un mese di vita. Solo il loro quarto figlio, Titus nato nel 1641, riuscì a sopravvivere ed a raggiungere l'età adulta. Saskia morì nel 1642 poco dopo la nascita di Titus, probabilmente di tubercolosi. I disegni dell'artista che la ritraggono malata sul letto di morte sono senz'altro tra le sue opere più commoventi.

    Durante la malattia di Saskia venne assunta una certa Geertje Dircx come balia di Titus ed infermiera, ed è possibile che sia diventata anche l'amante di Rembrandt. In seguito accusò il pittore di non aver mantenuto una promessa di matrimonio e Rembrandt la fece rinchiudere in un manicomio di Gouda dopo che la donna aveva tentato di vendere i gioielli appartenuti a Saskia che il pittore le aveva affidato.

    Verso la fine del decennio del 1640 Rembrandt iniziò una relazione con Hendrickje Stoffels, molto più giovane di lui, che all'inizio era stata la sua domestica. Nel 1654 ebbero una figlia, Cornelia, fatto che attirò sulla testa di Hendrickje un rimprovero ufficiale della Chiesa riformata olandese perché "viveva nel peccato". La coppia veniva considerata legalmente sposata dalla legge civile, ma in effetti Rembrandt non sposò Henrickje, per non perdere il controllo di un fondo istituito in favore di Titus per volontà della madre. Rembrandt, a differenza della compagna, non fu però convocato ad apparire davanti al consiglio della Chiesa riformata perché non ne faceva parte. Tuttavia Rembrandt era indebitato con alcuni degli anziani della chiesa e quindi ne subì comunque le indirette pressioni. Va ad onore di Henrickje che nonostante tutto si rifiutò di lasciare l'artista.

    Rembrandt viveva al di sopra dei propri mezzi, comprando opere d'arte (talvolta riacquistando ad un prezzo superiore i suoi stessi lavori), stampe (spesso usate nei suoi dipinti) ed oggetti rari, abitudine che probabilmente lo condusse alla bancarotta nel 1656. Il suo stato di insolvenza fece sì che la maggior parte dei suoi dipinti e dei suoi oggetti di antiquariato finirono per essere messi all'asta. Fu costretto anche a vendere la propria casa e il suo torchio da stampa, trasferendosi in un'abitazione più modesta nella zona di Rozengracht. Lì Hendrickje e Titus fondarono una società, dando a Rembrandt un impiego e proteggendolo dai creditori. Nel 1661 fu ingaggiato per completare le decorazioni del palazzo comunale di nuova costruzione, ma morì prima di completare il lavoro.

    Rembrandt sopravvisse sia a Hendrickje, morta probabilmente di peste nel 1663, che a Titus: questi si era sposato da un anno con Magdalena Van Loo, da cui aveva avuto una bambina, Titia; la stessa Magdalena morirà poco prima del pittore che morì un anno dopo il figlio, il 4 ottobre 1669 ad Amsterdam a 63 anni, e fu sepolto in una tomba anonima nella Westerkerk.

    Le opere
    In una lettera ad un committente, Rembrandt fornisce l'unica spiegazione giunta fino a noi di quale obiettivo si proponesse di raggiungere attraverso la sua arte: "Il movimento più grande e naturale", traduzione di "die meeste ende di naetuereelste beweechgelickheijt". La parola beweechgelickheijt potrebbe anche significare "emozione" o "causa prima". Se Rembrandt con questa affermazione si riferisse ad un obiettivo materiale o ad obiettivi altri e superiori è una questione ancora aperta alle interpretazioni. In ogni caso Rembrandt è riuscito a fondere gli aspetti terreni e quelli spirituali come nessun altro pittore nella cultura occidentale è riuscito a fare.

    Gli esperti dell'inizio del XX secolo sostennero che Rembrandt avesse realizzato più di 600 dipinti, quasi 400 incisioni e circa 2.000 disegni. Studiosi di epoca successiva, dagli anni sessanta ad oggi (guidati dal Rembrandt Research Project), non senza discussioni, hanno ridotto il numero delle opere sicuramente a lui attribuibili a 300 dipinti. È probabile che nel corso della sua vita abbia in effetti realizzato più di 2.000 disegni, ma quelli sopravvissuti sono meno di quanto un tempo si fosse ritenuto. Eseguì molti autoritratti, quasi un centinaio tra cui 20 incisioni. Esaminati nell'insieme ci forniscono una visione eccezionalmente chiara dell'artista, del suo aspetto fisico e - più importante - della sua evoluzione psicologica, come ci rivela il volto segnato dagli anni delle ultime opere.

    Tra le più importanti caratteristiche della sua arte ci sono l'uso del chiaroscuro e il sapiente e scenografico sfruttamento della luce e delle ombre derivato da Caravaggio, ma adattato per i suoi scopi personali, l'abilità di presentare i soggetti in modo teatrale e realistico senza il rigido formalismo spesso presente negli artisti suoi contemporanei ed un'evidente e profonda compassione per l'uomo, senza preoccuparsi della sua ricchezza o età.

    Inserì spesso i suoi parenti più stretti - la moglie Saskia, il figlio Titus e la seconda compagna Hendrickje - nei suoi dipinti, molti dei quali a soggetto mitologico, biblico o storico, dando le loro sembianze ai personaggi principali.

    Periodi, temi, e stili
    Durante il periodo che Rembrandt trascorse a Leida (1625-1631) l'influenza di Lastman su di lui fu molto evidente. I suoi dipinti sono di dimensioni piuttosto ridotte ma presentano una grande ricchezza di dettagli (ad esempio nella cura delle vesti e dei gioielli dei soggetti). Affronta principalmente temi religiosi ed allegorici. Nei suoi primi anni ad Amsterdam (1632-1636) iniziò a dipingere scene drammatiche tratte dalla Bibbia o dalla mitologia di grande formato e dai colori molto contrastati. Cominciò anche ad accettare di eseguire ritratti su commissione.

    Verso la fine del decennio 1630 eseguì alcuni quadri e diverse stampe di argomento paesaggistico. Questi paesaggi spesso accentuavano la forza drammatica della natura, rappresentando alberi sradicati e cieli tetri e minacciosi. Dal 1640 il suo stile diventò meno esuberante ed adottò toni più sobri, come riflesso delle tragedie personali che stava vivendo. Le scene bibliche furono più frequentemente tratte dal Nuovo Testamento piuttosto che dall'Antico come invece aveva fatto fino a quel momento. Un'eccezione è rappresentata dall'enorme La ronda di notte, la sua opera di maggiori dimensioni, nonché la più vigorosa e d'impatto. I paesaggi furono sempre più spesso realizzati a stampa anziché dipinti: le oscure forze della natura cedettero il posto a tranquille scene rurali tratte dalla campagna olandese.

    Nel decennio successivo lo stile di Rembrandt cambiò nuovamente: i suoi dipinti divennero di maggiori dimensioni, il colore si fece più ricco ed intenso ed i colpi di pennello più evidenti e pronunciati. Con questi cambiamenti Rembrandt prese le distanze dai suoi primi lavori e dalla moda del tempo che al contrario tendeva verso opere formalmente più curate e ricche di dettagli. Nel corso degli anni, pur continuando ad eseguire quadri ispirati a temi biblici, spostò la sua attenzione dalla scene di gruppo ad alta intensità drammatica a singole figure più delicate e simili a ritratti. Nei suoi ultimi anni Rembrandt dipinse i suoi autoritratti più riflessivi e introspettivi.

    Il nome e la firma
    "Rembrandt" è una modifica fatta a posteriori del nome dell'artista che adottò a partire dal 1633. Le prime firme sui suoi lavori (1625 circa) consistevano nella sola iniziale "R", oppure nel monogramma "RH" (che stava per Rembrant Harmenszoon, ovvero "figlio di Harmen") e, a partire dal 1629, "RHL" (dove la "L" significava probabilmente Leida). Nel 1632 iniziò a firmare i quadri in questo modo, ma poi vi aggiunse il suo cognome ottenendo "RHL-van Rijn": sostituì però questo tipo di firma nello stesso anno ed iniziò ad usare il suo nome scritto nella forma originaria, "Rembrant". Nel 1633 aggiunse una "d", e da allora mantenne questa forma, dimostrando così che quel piccolo cambiamento aveva per lui un significato importante (di qualsiasi cosa si trattasse). Il cambiamento è di tipo puramente visivo; il modo in cui il nome viene pronunciato resta inalterato. Curiosamente, nonostante il gran numero di dipinti e stampe siglati con questa modifica, la maggior parte dei documenti che parlano di lui redatti nel corso della sua vita mantengono la forma originaria, "Rembrant".

    La teoria del difetto di vista
    In un articolo pubblicato il 16 settembre 2004 sul New England Journal of Medicine, Margaret S. Livingstone, docente di neurobiologia della facoltà di medicina dell'Università di Harvard, suggerisce che Rembrandt, i cui occhi sembrano avere avuto un difetto nell'allineamento della vista, soffrisse di "perdita di stereopsi", una condizione in cui risulta difficile o impossibile percepire correttamente la profondità. È giunta a questa conclusione dopo aver studiato 36 autoritratti dell'artista. Dato che non possedeva una normale visione binoculare, il suo cervello automaticamente sceglieva di utilizzare un solo occhio per l'osservazione. Questa particolare disabilità potrebbe avergli fatto percepire come fossero piatte molte delle immagini che vedeva, agevolandolo poi nel trasferirle sulle bidimensionali tele. Secondo la Livingstone questo potrebbe essere stato un vantaggio per un grande pittore come lui perché "Gli insegnanti d'arte spesso dicono agli studenti di chiudere un occhio per percepire come piatto ciò che osservano. Perciò, la "perdita di stereopsi" potrebbe non essere un handicap - ma anzi rivelarsi un vantaggio - per alcuni artisti."

    Questa teoria presenta però degli aspetti criticabili perché tra le più grandi qualità di Rembrandt c'è l'abilità di riprodurre l'illusione del volume, la percezione del quale richiede una normale capacità di visione.

    Victor Hugo, nella seconda parte de I Miserabili, nei capitoli dove mette in scena la battaglia di Waterloo, colloca Rembrandt tra i pittori che hanno nel pennello il caos aggiungendo con intenti esemplificativi che, per dipingere un battaglia, Rembrandt vale meglio di Adam Frans van der Meulen.

    Le discussione sull'attribuzione delle opere
    Nel 1968, grazie al sostegno dell'Organizzazione olandese per il progresso della ricerca scientifica (NWO), è stato fondato il Rembrandt Research Project (RRP). Storici dell'arte e esperti di altri campi sono stati riuniti per riaccertare l'autenticità delle opere attribuite a Rembrandt servendosi di tutti i metodi disponibili e per redigere un catalogo critico definitivo dei suoi dipinti. Sulla base delle loro scoperte, molti dipinti in precedenza attribuiti all'artista olandese sono stati ora rimossi dall'elenco. La maggior parte di questi ultimi sono ora considerati opera dei suoi allievi.

    Un esempio di questo tipo di lavoro è rappresentato dal caso de Il cavaliere polacco, che fa parte della Collezione Frick di New York. La sua autenticità è stata posta in dubbio da anni da vari studiosi, tra i quali Julius Held. Molti, tra cui il dottor Josua Bruyn della Fondazione Rembrandt Research Project, attribuivano il dipinto ad uno dei più talentuosi allievi di Rembrandt, Willem Drost, del quale però si sa molto poco. Il Museo Frick invece, nonostante tutto, non aveva mai accettato di cambiarne l'attribuzione, e la targhetta descrittiva continuava a recitare "Rembrandt" e non "attribuito a" o "della bottega di". Pareri più recenti hanno sostenuto le posizioni del museo, come quelli di Simon Schama nel libro Rembrandt's Eyes del 1999 e dell'esperto del Rembrandt Project Ernst van de Wetering (Conferenza di Melbourne, 1997), che sostengono entrambi l'attribuzione al grande maestro. Altri esperti ancora osservano che l'esecuzione del quadro presenta delle differenze, e preferiscono attribuire a diverse mani diverse parti del quadro.

    Un altro dipinto Pilato che si lava le mani è considerato di dubbia attribuzione. I pareri hanno preso vie considerevolmente diverse a partire dal 1905, quando Wilhelm von Bode lo descrisse come "un lavoro piuttosto anomalo" da parte di Rembrandt. La maggior parte degli studiosi a partire dagli anni quaranta lo hanno datato al decennio del 1660, attribuendolo ad un anonimo allievo. La composizione presenta dei tratti in comune con le opere della maturità di Rembrandt, ma l'effetto rembrandtesco resta superficiale e non riesce a trasmettere nulla che somigli alla capacità di dosare la luce e l'abilità nella composizione del maestro. A puro livello di ipotesi è stato proposto il nome del suo unico allievo conosciuto di quel periodo, Arent de Gelder.

    L'opera di attribuzione e ri-attribuzione è tuttora in corso. Nel 2005 quattro dipinti ad olio precedentemente attribuiti ai suoi allievi sono stati riclassificati come opera di Rembrandt stesso. Si tratta di: Studio di un vecchio di profilo e Studio di un vecchio con la barba appartenenti ad una collezione privata statunitense, e Studio di una donna che piange del Detroit Institute of Arts e Ritratto di un'anziana con la cuffia bianca, dipinto nel 1640.

    Il metodo di lavoro che Rembrandt adottava nella propria bottega è uno dei fattori che maggiormente acuiscono le difficoltà nell'attribuzione dal momento che, come molti altri artisti prima di lui, incoraggiava i suoi studenti ad imitare i suoi dipinti , talvolta riservandosi la rifinitura o gli ultimi ritocchi, per poi venderli come originali o come copie autorizzate. Inoltre il suo stile si rivelò tutto sommato di facile imitazione per gli allievi più dotati. Altre complicazioni derivano dall'ineguale qualità di alcuni degli stessi lavori di Rembrandt e dalle sue frequenti evoluzioni stilistiche. È molto probabile che non si riuscirà mai a raggiungere un generale consenso su cosa sia e cosa non sia da considerarsi come genuina opera di Rembrandt.
    Fonte: WIKIPEDIA


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    Messaggio Da APUMA Mer Gen 28, 2015 3:26 pm

    "Ronda di Notte" di Rembrandt
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    Messaggio Da APUMA Gio Gen 29, 2015 10:25 am

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